LA TASSE VANNO ABBASSATE (SENZA FURBIZIE CON L’EUROPA)
Caro direttore, il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, ha proposto una riforma che alleggerisce l’imposizione fiscale.
La riforma è giusta, ma il momento è sbagliato. Diminuire le tasse agli italiani, soprattutto a chi già le paga, è sacrosanto. Ma farlo proprio quando l’europa ci offre soldi a fondo perduto, rischia di confermare tutti i pregiudizi dei Paesi del Nord contro l’italia: un Paese che, invece di far pagare i suoi debiti ai suoi cittadini, pretende di metterli in conto ai contribuenti degli altri Paesi. Non sarebbe meglio tenere la riforma nel cassetto?
Gianfranco Cavi
Caro signor Cavi,
Lei ha ragione a sottolineare un punto che mi pare dovrebbe essere chiaro: i finanziamenti (in prestito o a fondo perduto) che arriveranno dall’europa hanno una destinazione ben precisa.
Quelli del Mes per fronteggiare l’emergenza Covid e migliorare il nostro sistema di protezione della salute. Quelli del «Recovery fund» per facilitare finalmente riforme per lo sviluppo sostenibile, la digitalizzazione, la promozione di politiche per il lavoro, l’abbattimento della burocrazia e per accorciare i tempi della giustizia. L’italia dovrà presentare un piano e stabilire le priorità. Una cosa però è certa, come ha detto il commissario Ue Paolo Gentiloni: non si può impostare la questione come se si trattasse di dividersi una torta. Mi sembra che anche nel governo italiano lo stiano capendo. D’altra parte se si chiedono finanziamenti mai visti non si può pensare di disporne senza un progetto minimamente condiviso. Proprio perché i miliardi in arrivo possono essere tanti è giusto però che il governo si ponga il tema (utilizzando le proprie risorse e la propria capacità riformatrice se esiste) di affrontare la questione delle tasse: come abbassarle sul lavoro e sulle imprese, come renderle più semplici, come evitare le disuguaglianze, come farle pagare a tutti. Non credo sia una riforma che possa essere rinviata: ne va della possibilità di spingere la crescita del Paese.
Solo se l’italia cresce possiamo sperare di fronteggiare l’aumento del debito e la caduta dell’occupazione. Per i governi, quello attuale e qualsiasi altro che verrà, questa è una questione fondamentale. Si tratta di scegliere, di indicare le priorità, di non immaginare un futuro fatto di sussidi e prebende a pioggia. E magari all’europa potremo chiedere di eliminare le disparità di trattamento che hanno trasformato alcuni Paesi dell’unione in paradisi fiscali appetibili anche per le nostre aziende.