Icardi, l’attaccante vecchio stile che è triste perdere
Dieci milioni dal Psg: merito anche di Wanda
Forse abbiamo tutti sottovalutato il procuratore di calcio Wanda Nara. O forse è il calcio a sottovalutare in genere le donne, come spesso fanno le attività privilegiate che tendono a disprezzare vagamente tutto e a tenere gli altri fuori la porta. Wanda Nara, che io non conosco, ma del cui corpo sono stato costretto a perdermi poco, senza peraltro lamentarmi, è riuscita a ottenere per Icardi l’ultimo contratto da vecchio calcio. Dieci milioni netti a stagione per quattro anni, quasi il doppio di quanto prendeva all’inter (5,7). Firmato addirittura a settembre quando era ancora un giocatore dell’inter.
È una storia strana questa di Icardi, lo è sempre stata. Juan, il padre, è un argentino di Rosario che si sposta in Catalogna quando suo figlio ha cinque anni. L’argentina era dentro uno dei suoi tanti fallimenti, le difficoltà costringono alla migrazione. Il bambino cresce bene, è da subito un attaccante. Segna 364 gol in sei anni. Il potere da bambini conta molto di più, crea differenze enormi, però Mauro Icardi sembra avere davvero qualcosa più degli altri. È alto, solido, veloce, sente il gol in anticipo. A 15 anni lo prende il Barcellona. Sembra uno di quegli incontri fatali. Al Barcellona si sta imponendo Guardiola, il Maestro. È ovvio pensare ne farà un fuoriclasse. Icardi segna 38 gol nella cantera quando non ha ancora 17 anni, ma qualcosa del suo gioco non convince Guardiola. Forse è un fatto culturale, Guardiola non ama i centravanti stabili, preferisce il gol costruito, meno prevedibile. I tipi come Icardi tolgono suono ai violini, vanno giù di tamburi. Così accetta di cederlo.
Lo prende la Samp, lo fa giocare in Primavera dove vince a sorpresa la classifica cannonieri del torneo. A 19 anni debutta in A e segna 10 reti, 2 alla Juve, una all’andata e una al ritorno. Poi la scelta dell’l’inter, il resto della storia è più vicino, ma resta sorprendente. A 22 anni è capocannoniere in A con 22 gol insieme a Luca Toni. Poche stagioni dopo ne segna addirittura 29 vincendo ancora la classifica marcatori, stavolta alla pari con Immobile. Era dal 1959 che un giocatore dell’inter non segnava tanti gol. L’ultimo era stato Antonio Valentin Angelillo, altro argentino, altro discusso amante latino. Inutile tornare al perché si sia infranta la storia con l’inter.
Icardi è un giocatore involontariamente complesso. Il suo gioco è vecchio, è un centravanti d’area di rigore nel tempo in cui molti allenatori lì cercano uno spazio vuoto. Il centravanti moderno oggi è Kane, è Dzeko, è Firmino, lo stesso Lukaku nelle sue improvvisazioni, o Higuain quando inventa arretrando. Icardi però ha classe, domina il pallone e l’energia, inventa traiettorie e spesso anche dribbling. Non è un uomo nuovo, è un uomo diverso. Regge il rumore del calcio quando la sua vita privata diventa pubblica. In un Paese profondamente macho come l’argentina e in uno sport chiuso come il calcio, la sua storia non viene amata. Era ospite del suo amico, gli ha preso moglie e figli. Wanda Nara ha sempre detto di aver perso il marito per i suoi continui tradimenti. Perfino con la governante («nemmeno bella») quando lei dormiva con i tre figli nella camera accanto. Nessuno può giudicare, restano alla fine i venti anni di Icardi che tengono insieme una storia da tempi marrani. Ma una showgirl che a poco più di trent’anni ha cinque figli, che guida, accudisce e seduce con la stessa energia il proprio uomo, merita un rispetto spettacolare e sincero. Come merita una riflessione Icardi. Non dà felicità averlo perso.