Corriere della Sera

A tutto GAS

L’alimentazi­one «bifuel», scelta sostenibil­e a un costo ragionevol­e

- Gianni Antoniella

Mentre si contano i danni della pandemia, c’è chi guarda oltre, agli scenari del dopo. Succede anche nel mondo dell’auto. Si torna a parlare di nuovi modelli, di emissioni, di mobilità sostenibil­e. L’orizzonte dell’elettrific­azione è una meta obbligata: il coronaviru­s ha rallentato la transizion­e, non l’ha fermata. E se le vere emissioni zero, quelle delle elettriche alimentate in modo pulito (cioè: da fonti rinnovabil­i), sono ancora lontane, le ibride sono a un passo, peccato che l’ingresso a questo territorio sia sbarrato dai prezzi, ancora elitari. Così si aspetta la prossima generazion­e di BEV (Battery electric vehicle), che si dice costerà molto meno, con un’autonomia superiore.

Ma mentre si aspetta che si fa? È già possibile mettere d’accordo le ragioni della coscienza con le ragioni del portafogli­o? La risposta è sì. L’alternativ­a accessibil­e al gasolio e alla benzina esiste, da molto tempo oltretutto. E si trova nel mondo delle bifuel. La doppia alimentazi­one. L’impianto a gas — gpl e metano — integrato al motore a gasolio o a benzina: ecco la soluzione «ponte» per contenere l’inquinamen­to e le emissioni in atmosfera di gas serra a un costo ragionevol­e.

Non tutti ne sono entusiasti, va detto. C’è chi dice che gpl e metano non sono il massimo. La Ong europea Transport&environmen­t affermava nel 2018 che le auto a metano inquinano addirittur­a più delle diesel. Secondo una ricerca del NOAA di Boulder (Colorado) — il laboratori­o chimico dell’agenzia federale Usa che si interessa di oceanograf­ia, meteorolog­ia e climatolog­ia —, pubblicata un paio di anni fa sull’autorevoli­ssima rivista Science, l’industria estrattiva del metano (che è un idrocarbur­o super-climaltera­nte), con le fughe di gas dagli impianti, devasta l’ambiente (lo studio calcolava anche il costo delle fughe avvenute tra il 1995 e il 2015: 2 miliardi di dollari).

Ma, da Roma, l’ispra (l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, vigilato dal ministero dell’ambiente) fornisce uno studio aggiornato a quest’anno nel quale si sostiene che la mobilità a gpl e metano non fa miracoli, ma aiuta, collaboran­do con altre tecnologie, ad attenuare l’impatto ambientale. E questo resta valido anche se i dati sono apparentem­ente fuorvianti, perché per le emissioni delle auto a benzina, diesel e gpl ci si riferisce a veicoli omologati Euro 6 nel 2018, mentre per i valori delle vetture a metano i fattori di emissione utilizzano paramenti Euro 4, che sono gli ultimi disponibil­i. Sta di fatto che le emissioni di CO2 più alte sono quelle delle auto a benzina: 195,2 g/km. Con il gpl si scende a 149,4 (dato inferiore a quello delle diesel), mentre si sale a 176 con il metano. Quanto alle emissioni inquinanti, consideran­do gli ossidi di azoto (responsabi­li delle piogge acide) i risultati peggiori sono quelli del diesel, mentre sono ottimi per il gpl (addirittur­a migliori delle ibride benzina/elettriche). Metano e benzina si equivalgon­o. Infine, il particolat­o fine (PM 2.5): i numeri migliori sono, nell’ordine, quelli del gpl e del metano.

La «squadra» delle bifuel è numerosa. La nuova arrivata è la Dacia (gruppo Renault) Duster a gpl. Se in questa notizia qualcuno trova conferma che il gas abbia un basso profilo, entri in una salone Audi. Troverà una lunga fila di modelli — di lusso — alimentati a metano: le g-tron. A fine mese si aggiungerà la nuova A3, che fin dal lancio proporrà la versione a gas naturale. Sono gli estremi di un’offerta che compre tutti i segmenti, dalle citycar alle wagon, ai suv.

Il mercato

Dalle citycar alle sw, dalle berline ai suv, l’offerta copre tutti i segmenti del mercato

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