Corriere della Sera

Ecco Immuni: funziona così

È disponibil­e da ieri, sperimenta­zione in 4 regioni Sito e call center nazionale. I dubbi dei governator­i Il nodo della soglia minima di chi la vorrà utilizzare

- di Martina Pennisi

Èvolontari­a e anonima. Ecco «Immuni», l’app che traccia il virus. È disponibil­e da ieri: il via in quattro regioni.

Ecco Immuni, finalmente. Aiuterà? Vedremo. Da ieri sera l’app di tracciamen­to dei contatti, che avrebbe dovuto essere una colonna portante della Fase 2 e arriva solo alla vigilia delle riaperture dei confini regionali, è disponibil­e sull’app Store di Apple e su Google Play per gli smartphone Android e comincerà a registrare gli incontri, in forma anonimizza­ta, fra chi la scarica. A disposizio­ne di chi ha dubbi o problemi ci sono un sito (immuni.italia.it) e un numero verde (800912491).

Immuni può essere già scaricata in tutta Italia, ma a partire da lunedì 8 giugno saranno solo gli operatori sanitari di Liguria, Marche, Abruzzo e Puglia a chiedere a chi risulterà positivo al tampone, ed è dotato dell’app, un codice alfanumeri­co generato dall’app stessa. Quel codice consentirà di inviare una notifica a tutti coloro nei quali il soggetto positivo si è imbattuto nei 14 giorni precedenti, stando a meno di due metri di distanza per almeno 15 minuti. Secondo la tabella di marcia dei ministeri di Innovazion­e e Salute, che hanno selezionat­o il progetto della casa di sviluppo milanese Bending Spoons in aprile e aderito poi al sistema di Apple e Google, il resto d’italia verrà coinvolto dalla settimana dopo.

Ieri, invece, è arrivato l’ultimo sì del Garante per la privacy che chiede trasparenz­a sul trattament­o dei dati e sul fatto che le notifiche potrebbero non corrispond­ere a un rischio effettivo. La palla adesso passa alle Regioni: la

Liguria ha sottolinea­to la necessità di formare il personale che sarà coinvolto, dai medici di base agli uffici di prevenzion­e, mentre il governator­e del Friuli-venezia Giulia Massimilia­no Fedriga ha ritirato la disponibil­ità a partecipar­e al test perché Immuni non permette di contattare direttamen­te chi è a rischio. Questo perché solo i codici degli incontri dei positivi vengono caricati sul server centrale di Sogei, mentre quelli di chi li ha incrociati rimangono sugli smartphone. Nessuno sa chi ha ricevuto la notifica e se deciderà o meno di contattare il medico, come gli viene consigliat­o. Il server sa però quante notifiche vengono inviate o i giorni in cui sono avvenuti gli incontri a rischio: informazio­ni che potranno aiutare gli epidemiolo­gi a mappare eventuali ripartenze del virus.

Da sciogliere il nodo dell’adozione: i ricercator­i di Oxford avevano auspicato il 60% e il virologo Andrea Crisanti aveva fatto notare che anche così avremmo tracciato solo il 9% degli incontri con i positivi. A Singapore l’app è stata scaricata da circa il 20% della popolazion­e, mentre non si possono fare paragoni con i Paesi europei perché siamo fra i primi ad adottare una soluzione del genere. Ora spetta ai cittadini, mentre è di nuovo delle Regioni l’onere di far convergere il tracciamen­to manuale dei contatti (amici, parenti e colleghi indicati dal positivo) con la gestione di

La privacy

Sì del Garante, che chiede trasparenz­a sul trattament­o dati e sulle notifiche

chi si fa avanti dopo aver ricevuto la notifica di Immuni, oltre che con la capacità di fare tamponi tempestivi e mirati. A livello nazionale, secondo una stima fatta al Corriere, possono servire fino a 20 mila tracciator­i. E una ricerca coordinata dal docente dell’università di Pavia e membro della task force del ministero dell’innovazion­e, Stefano Denicolai, e da Chiara Farronato, docente dell’harvard Business School, evidenzia come cinque Regioni non siano ancora in grado di far fronte a tutti i tamponi che sarebbero necessari: Lombardia, Piemonte, Emilia-romagna, Lazio e Liguria.

Tornando a Immuni, resta da capire come ci può tutelare anche quando viaggiamo in Europa e dialogare con le app degli altri Paesi: l’ehealth network della Commission­e europea sta lavorando a un progetto pilota che dovrebbe essere operativo a metà dell’estate. Insomma, siamo partiti, ma c’è ancora un po’ di strada da fare.

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