Corriere della Sera

L’attesa di Codogno L’omaggio del presidente alla città simbolo

Il richiamo ai partiti: superare le divisioni, come nel ’46 «C’è un’unità morale che segna il limite della politica Offrire sostegno con lungimiran­za e tempestivi­tà»

- DAL NOSTRO INVIATO Cesare Giuzzi

CODOGNO Accanto alla stele che ricorda i caduti delle Guerre d’italia, nell'atrio del cimitero monumental­e di Codogno, c’è un drappo grigio che nasconde una targa dedicata ai morti di questi cento giorni. Le vittime del virus invisibile che qui ha colpito, in un modo o nell’altro, ogni singola famiglia. E come alla fine di una guerra, in questo 2 Giugno per la prima volta lontano dalla capitale, il presidente renderà omaggio a chi per primo ha sentito l’immenso dolore di questa emergenza.

Sarà qui che Sergio Mattarella chiuderà da solo, scortato soltanto dai corazzieri, il suo viaggio privato in una terra diventata prima zona rossa e poi simbolo della più grande tragedia nazionale mai vissuta dal Dopoguerra.

La città di Codogno è stata l’alba e l’epicentro dell’emergenza coronaviru­s. Oggi in piazza XX Settembre ci sono i tavolini dei bar per cercare lentamente di ripartire. Le vetrine dei negozi di via Vittorio Emanuele, che manichini rimasti spogli per quasi tre mesi avevano trasformat­o in una piccola Chernobyl, oggi hanno abiti, colori e nuove luci. Nelle strade c’è una voglia di ricomincia­re che però non può essere festa. Solo un trenino, giostra per bambini sotto la Loggia del mercato vecchio, riporta un vociare di nonni e nipoti che però non basta a rompere il tempo sospeso di Codogno.

Perché con i contagi ormai a zero da settimane e il numero dei morti che non cresce più, ricomincia­re è più difficile di quanto si potesse immaginare. I lutti non si cancellano e soprattutt­o il peso del lockdown economico sta togliendo altro fiato ai suoi 16 mila abitanti. «Anche per questo oggi la visita di Sergio Mattarella ha un valore in più. Non è il giorno delle polemiche, non quello delle accuse al governo. Saremo qui con il nostro presidente per sentire la vicinanza di tutta la nazione a questa terra».

Francesco Passerini, 35 anni, si divide nel triplice ruolo di sindaco, presidente della Provincia di Lodi, e operaio factotum per consentire che tutto sia pronto. Nel cortile del municipio, troppo piccolo e per questo limitato a sole trenta persone, al governator­e Attilio Fontana, al prefetto di Lodi Marcello Cardona, ai rappresent­anti delle forze dell’ordine, della protezione civile e della Croce rossa, un grande albero rigoglioso e verde quasi occupa ogni spazio. È il melo cotogno simbolo di questa città, pianta sacra che campeggia nello stemma comunale. Operai e tecnici sono costretti a sistemare un maxischerm­o in un angolo della corte e le sedie tutte intorno, per far sì che non intralci la vista durante il saluto del Capo dello Stato.

Quella di Mattarella sarà una visita in «forma privata», così l’ha voluta il Quirinale e non sarebbe stato possibile fare altrimenti. «Le norme anti Covid impongono una cerimonia minima — spiega il sindaco —, molti cittadini avrebbero voluto ricambiare l’affetto di Mattarella, ma dobbiamo ricordarci che la battaglia non è ancora vinta». Insieme a Passerini ci sarà Costantino Pesatori che guida la comunità di Castiglion­e d’adda quella che ha avuto più vittime di tutti. E anche Alba Resemini di Terranova dei Passerini, il comune più piccolo. Pesatori è stato eletto nelle liste della Lega Nord: «La presenza di Mattarella è un segnale di unione, siamo orgogliosi che sia qui». Lo stesso appello all’unità arriva dal governator­e Attilio Fontana: «A Mattarella dirò soprattutt­o grazie per essere qui, a nome di tutti i lombardi».

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Le Frecce Tricolori su Codogno il 25 maggio
Il sorvolo Le Frecce Tricolori su Codogno il 25 maggio
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Codogno, 21 febbraio: prime misure anticovid
Ospedale Codogno, 21 febbraio: prime misure anticovid

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