Ritrovarsi dopo tre mesi divisi dal virus
«Quanta ansia per mia madre che è cassiera»
Gli innamorati, i lavoratori, le famiglie. Le vite divise dal confine delle regioni sbarrate che domani si ricongiungeranno. I desideri e i progetti per recuperare il tempo perduto durante il lockdown: tre mesi di chiamate, videocall, lettere e messaggi per battere l’attesa. Storie di gente che si rimette in viaggio, non senza preoccupazione, con alcuni governatori ancora critici per il rischio contagi. Aprono le frontiere: è il primo abbraccio dopo l’emergenza.
Ancora tre giorni d’attesa. E Giovanni Piccione, 23 anni, studente di Ingegneria al Politecnico di Torino, potrà finalmente rivedere i parenti. «Alitalia ha moltiplicato il numero di voli e i prezzi si sono finalmente abbassati — racconta il ragazzo —. Dopo sei mesi posso tornare in Sicilia». Ad Avola, la città del vino Nero e della mandorla. Dove vivono i genitori e la nonna. «Sono stato tentato anche io di correre in stazione quando è scattato il lockdown — ammette l’universitario fuorisede —. Ma ho desistito per non far correre pericoli ai miei cari. Sono stato molto in pensiero per loro. Mia mamma è una cassiera in un supermercato. Ha continuato a lavorare in tutte queste settimane». L’incubo del contagio non gli ha permesso di dormire sonni tranquilli a Torino. Nella residenza universitaria vicino al Politecnico dove sono stati ospitati anche i medici cubani arrivati per lavorare nel nuovo ospedale Covid costruito per l’emergenza. «Tornato a casa, secondo l’ordinanza della Regione, dovrò restare in isolamento per 14 giorni. Terminata la quarantena, mi dovrebbero venire a fare il tampone — racconta Piccione —. Per tutte le persone che rientrano entro il 7 giugno vige questa regola». Poi, finalmente, potrai andare al mare? «Spero di sì. Questi mesi di clausura non sono stati facili. Ho sofferto tra lezioni online e università chiusa. Le uniche passeggiate le ho fatte nel cortile dello studentato e per andare a fare la spesa».