Corriere della Sera

UN POPULISMO LOGORATO DALLA PANDEMIA E DALL’EUROPA

- di Massimo Franco

Acento giorni dall’inizio ufficiale dell’epidemia, le vecchie bandiere del populismo appaiono più logore che mai. La polemica antieurope­a della destra leghista e di Fratelli d’italia, ma non di Silvio Berlusconi, deve fare i conti con i passi avanti oggettivi che l’unione ha fatto: anche nei confronti dell’italia. È difficile dar torto al capo dello Stato, Sergio Mattarella, quando sottolinea che l’italia non è sola e ha ritrovato un raccordo con l’europa: nonostante spinte nazionalis­tiche e pregiudizi.

Il fatto che proprio le forze favorevoli alla chiusura dei confini ora protestino contro le limitazion­i del governo, e vadano in piazza soffiando sulla rabbia sociale, conferma quanto la pandemia costringa tutti a riscrivere la propria agenda politica: non sempre in meglio. Il richiamo dei temi del passato rimane potente per tutti, di fronte a una situazione nuova e incerta. Anche il M5S è tentato di sventolare i suoi vessilli populisti: come se il passato fosse una nicchia di sicurezze. In realtà, li issa con meno convinzion­e di prima, preparando­si ad ammainarli. Il no al Mes, espresso a intermitte­nza e ribadito anche ieri dai vertici grillini, significhe­rebbe escludere circa 37 miliardi di euro dagli aiuti europei per sostenere la sanità.

Ma è un rifiuto ideologico. Risponde a logiche interne ad un Movimento che non riesce a diventare compiutame­nte forza di governo. E spera che prendendo tempo fino al Consiglio europeo di metà giugno possa arginare i contrasti e le spinte centrifugh­e. Il Mes è un tabù usato per evitare scissioni, oltre che per il timore di offrire un’arma polemica alla destra. Eppure, sostenere che si userà se lo utilizzera­nno anche altri, sa di alibi. Come è singolare rinviare la decisione dicendo che bisognerà studiare le condizioni del prestito, già cambiate a nostro favore.

Sono contorsion­i magari gradite a una parte dell’elettorato del M5S. Ma in Europa danno l’impression­e che l’italia voglia gli aiuti senza rispettare gli impegni: anche se alla fine il premier Giuseppe Conte dovrà chiedere il via libera del Parlamento. I «no» d’ufficio al Mes sono il miglior viatico per moltiplica­re le resistenze di quei Paesi nordeurope­i che seguono una strategia della diffidenza verso il nostro governo.

L’atteggiame­nto del M5S si rivela ancora più contraddit­torio nel momento in cui si prepara a rinunciare al vincolo del doppio mandato: altra bandiera storica e logora. La ricandidat­ura della sindaca Virginia Raggi a Roma è il grimaldell­o per permettere a gran parte della nomenklatu­ra di correre per un seggio in Parlamento: altrimenti non potrebbe. Non sarebbe una novità di cui vergognars­i. Ma sembra esserlo per un M5S che, una volta al potere, non vuole lasciarlo. E ora dovrà spiegare che il dilettanti­smo, anche in politica, non può essere una virtù.

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