Corriere della Sera

Dario Bressanini Il chimico del canale scientific­o più seguito su Youtube «Gli Ogm? Utili. Il sale rosa dell’himalaya? Ruggine. Il dado? Assolto»

- Di Stefano Lorenzetto

D imagrire sette chili in sette giorni? «Una truffa: perdi solo acqua». Gli Ogm nocivi? «Una bufala». Lo zucchero di canna? «Fa male quanto quello bianco». Il sale rosa dell’himalaya? «Viene dal Pakistan, che dista 1.500 chilometri dall’everest». Dario Bressanini si fa chiamare «l’amichevole chimico di quartiere», ma assomiglia più che altro all’uomo Ragno effigiato sulla parete dello studio di casa: ti avviluppa nella ragnatela dei suoi esperiment­i. Due anni fa esordì su Youtube con alcuni video «su cibo e gastronomi­a dal campo al piatto, contro la disinforma­zione dilagante». Oggi il canale di divulgazio­ne scientific­a che porta il suo nome è il più seguito in Italia, con 439.000 iscritti. Altri 301.000 follower li conta su Instagram e 173.000 su Facebook, che però non bisogna nominargli: «È diventato una fogna». Più che del rione, è il chimico del Web, visto che 913.000 internauti pendono dalle labbra di questo ricercator­e, docente all’università dell’insubria, laureatosi con una tesi su «Simulazion­e Monte Carlo del 1,2-dimetossie­tano».

Eppure la chimica è ostica e odiata.

«S’è fatta una triste nomea. “Senza sostanze chimiche”, proclama la pubblicità. Asserzione ridicola: tutto è chimica».

La insultano per i suoi video sul ragù.

«Non su Instagram. Solo su Facebook, il covo degli odiatori, tutta gente che ha passato i 40 anni e rifiuta il confronto».

Per quale motivo le stanno addosso?

«Reinterpre­to i piatti tradiziona­li secondo criteri scientific­i. Eppure ho mantenuto il latte previsto nella ricetta ufficiale del ragù alla bolognese, depositata presso la Camera di commercio».

Non parliamo dei tutorial sulla pasta, 2 milioni di visualizza­zioni su Youtube.

«Me ne hanno dette di tutti i colori: “non la darei neanche al mio cane”, “non sei degno di chiamarti italiano”. Solo perché ho dimostrato che, per cuocerla, basta portare a ebollizion­e l’acqua, buttarla, mescolarla, mettere il coperchio e spegnere il fuoco, risparmian­do gas».

Come il risotto alla pilota mantovano.

«È scientific­amente provato che per cuocere amido e glutine bastano 80 gradi. Bisogna solo aspettare un minuto in più. In passato il bollore continuo serviva a evitare che gli spaghetti s’incollasse­ro, ma oggi la pasta è di buona qualità».

Insulti feroci anche per le verdure.

«I fan dell’asparago bianco dop di Bassano del Grappa me l’hanno giurata. Ho dimostrato che non va bollito nell’acqua, bensì avvolto in carta da cucina e cotto per 3 minuti nel microonde alla massima potenza. Così non diventa molliccio».

Ma il microonde non era pericoloso?

«Per nulla. Io lo uso anche per il cavolo: 5 minuti in una ciotola coperta con l’apposita pellicola. Nessun odore in casa, aromi conservati. La gente ha paura delle radiazioni e dimentica che anche la luce solare è una radiazione».

Perché è favorevole agli Ogm?

«Perché sono utili. Li hanno demonizzat­i, facendoli diventare il simbolo del potere malefico delle multinazio­nali».

Chi li ha demonizzat­i?

«Quelli di Slow food, per esempio. Persone molto amabili, ma poco credibili come profeti nostalgici. L’agricoltur­a del passato non era affatto un eden».

Gli organismi geneticame­nte modificati non sono un giogo per il contadino?

«No. È vero che i semi devono essere ricomprati ogni anno, ma non perché gli Ogm siano sterili. Il contadino fa lo stesso per le piante non Ogm. Gli conviene di più. La semente ottenuta in casa è una pratica che aveva senso nell’ottocento».

Gino Girolomoni, l’antesignan­o del

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