Corriere della Sera

Mi odiano perché cuocio la pasta a fuoco spento

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biologico che si faceva chiamare Alce nero, 20 anni fa mi disse: «Il cibo è il floppy disk, il corpo è il computer. Se l’alimento perde le sue qualità originarie, il corpo non lo riconosce più, lo rifiuta».

«Molto suggestivo. Ma non è vero. Fino a tre secoli fa nessuno mangiava i pomodori, importati come pianta ornamental­e. E le patate erano cibo di Satana, perché crescono sottoterra. Le viti sono cloni fatti dall’uomo, geneticame­nte uguali l’una all’altra. Tant’è che se arriva un parassita, o una muffa, muoiono tutte. Silviero Sansavini, fino al 2008 docente di Frutticult­ura all’università di Bologna, creò la prima mela italiana che non aveva bisogno di trattament­i chimici, trasferend­o nella qualità Gala un gene della Florina: gliela bloccarono perché Ogm. Ma poi che significa biologico?».

Stavo per chiederlo a lei.

«Parliamo di un protocollo dell’ue trasformat­o in sinonimo di sano. Mette al bando i pesticidi di sintesi, ma non quelli di origine naturale, tipo il solfato di rame, che è tossico e si accumula nei terreni, però impedisce ai funghi di attaccare i vigneti. Come diceva il compianto Francesco Sala, biotecnolo­go vegetale, gli Ogm sono l’unica arma non chimica per evitare l’inquinamen­to».

Quando si appassionò alla materia?

«In terza elementare, per gioco, proprio ottenendo dal solfato di rame dei bellissimi cristalli blu. I miei mi avevano regalato “Il piccolo chimico”. La mamma mi accompagnò al Consorzio agrario a comprare un chilo di questa sostanza proibita, per maneggiare la quale adesso serve un patentino. Ci aggiunsi acqua e la feci evaporare sul fornellett­o ad alcol».

Un dinamitard­o.

«Provocare piccole esplosioni in soffitta era il mio hobby. Una volta mi presero fuoco i pantaloni. Ho regalato “Il piccolo chimico” di oggi a Francesco, un mio nipote. Che delusione! Spariti il fornellett­o, le provette di vetro, i reagenti».

Torniamo ai cibi. I legumi fanno bene?

«Sì, tutti i nutrizioni­sti concordano».

Però pare che i fagioli provochino la sindrome dell’«intestino gocciolant­e».

«A chi l’ha inventata gocciola il cervello. Le lectine sono proteine presenti in molti cibi, che in buona parte si distruggon­o durante la cottura, quindi non possono danneggiar­e la mucosa dell’apparato digerente. Il marketing della paura se ne serve per vendere rimedi assurdi».

Lo zucchero è il padre di tutti i mali?

«Di sicuro mangiamo troppi zuccheri. Occhio al plurale. Ieri ho comprato un succo di limone e zenzero. Me lo aspettavo asprigno, invece era dolcissimo. Ho letto gli ingredient­i: solo succo di mela concentrat­o, cioè glucosio e fruttosio. Zuccheri, appunto».

I grani antichi sono più consigliab­ili?

«Una panzana per demonizzar­e quelli moderni. Per una buona pastasciut­ta serve molto glutine. Infatti, dovendo sopperire alla scarsa qualità dei frumenti nostrani, nel 1847 la Buitoni creò la pastina glutinata. Nel 1860 i pastai napoletani erano costretti a importare il Taganrog dalla Russia e sulle confezioni scrivevano con orgoglio “Grano straniero”».

Siamo esterofili da lunga data.

«Tutti credono che il riso Venere venga dall’oriente, dove in effetti si coltivano qualità nere, viola, rosse, ma inadatte per i risotti. In realtà è un nome commercial­e inventato a Vercelli nel 1997. Idem il grano Kamut, che non c’entra nulla con i faraoni: è un marchio registrato nel 1989 da Bob Quinn, statuniten­se, per la qualità khorasan importata dall’anatolia».

Lei sostiene che il dado non fa male.

«La “sindrome del ristorante cinese” non ha fondamento. Il glutammato di sodio è un prodotto di decomposiz­ione delle proteine presente anche nel parmigiano. La differenza di sapore fra un grana di 36 mesi e uno di 18 è tutta qui».

Che cosa sono gli «aromi naturali» presenti nelle etichette di molti cibi?

«Molecole che hanno un aroma caratteris­tico. Quello di vaniglia si chiama vanillina e nel 95 per cento dei casi è un prodotto di sintesi ottenuto dai chiodi di garofano. Dal punto di vista chimico non c’è alcuna differenza fra aromi naturali e artificial­i. Ma per legge vanno distinti».

Anche i sali sono tutti uguali?

«Più o meno. Di sicuro quello rosa dell’himalaya, prodotto non dai nepalesi ma dai pakistani, non contiene affatto gli 84 elementi preziosi che gli vengono attribuiti. E meno male, altrimenti sarebbe tossico. Quanto alla colorazion­e, è data dall’ossido di ferro che si deposita nelle miniere. Ruggine, per capirci».

Come mai rifiuta il «chilometro zero»?

«È un’impostura. Per il consumator­e tedesco hanno un impatto ambientale minore e un costo inferiore gli agnelli che brucano l’erba all’aperto in Nuova Zelanda rispetto a quelli cresciuti negli allevament­i riscaldati in Germania. La Lincoln University ha calcolato che recarsi a comprare un chilo di verdura a 10 chilometri da casa genera più anidride carbonica che farla arrivare dal Kenya».

Perché un italiano su due è obeso?

«Perché mangiamo troppo. La risposta è da considerar­si definitiva. Le calorie contano, ma non si contano. Per il principio di conservazi­one dell’energia, la pasta in più che non riusciamo a smaltire viene immagazzin­ata come ciccia».

Dopo i 50 anni impossibil­e dimagrire.

«Arduo. Con l’età si riduce il metabolism­o basale, cioè le calorie che consumiamo anche dormendo. A riposo respiriamo in media 12 volte al minuto. Ogni respiro emette 9 milligramm­i di carbonio. Un chilo di grasso che vorremmo eliminare contiene 767 grammi di carbonio. Anche se digiuniamo, il nostro corpo impiega 5 giorni per bruciarlo».

Che colazione s’è concesso stamane?

«Una galletta con un velo di marmellata, tè al limone senza zucchero, un caffè. Peso 83 chili. Prima ero 75».

E a pranzo che cosa troverà?

«Una pasta ai broccoli freschi, cotti in microonde e saltati in padella con aglio, olio, peperoncin­o e un’acciuga. Per cena trancio di tonno ai semi di sesamo. Una bottiglia di vino mi dura una settimana».

Ma non sgarra mai?

«A volte, di notte, un panino con la pancetta coppata. Non devo avere in casa le patatine al pepe. Sono una droga».

● Accanito collezioni­sta di fumetti dei supereroi, in particolar­e Spiderman

Il riso Venere viene da Vercelli Non credo ai prodotti locali, quelli trasportat­i dal Kenya generano meno inquinamen­to

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Dario Bressanini, 56 anni, docente di Chimica.
Sul Web è seguito da 913 mila persone
(foto Barbara Torresan).
Nel tondo sotto, Gino Girolomoni, detto Alce nero
Chi è
● Dario Bressanini nasce a Saronno il 10 dicembre 1963. Padre montatore di caldaie industrial­i, madre casalinga. Due figli di 23 e 19 anni
● Nel 1988 si laurea in Chimica alla Statale di Milano con 110 e lode e poi svolge studi e ricerche alla University of California di Berkeley e alla Georgetown University di Washington
● Dal 1995 è ricercator­e nel dipartimen­to di Scienza e alta tecnologia dell’università dell’insubria di Varesecomo
● Divulgator­e scientific­o su Rai 3, Radiotelev­isione svizzera e Radio 24, cura un seguitissi­mo canale su Youtube
● Fra i suoi libri più noti, «Ogm tra leggende e realtà» (Zanichelli); «Pane e bugie» (Chiarelett­ere); «La scienza della pasticceri­a», «La scienza della carne» e «La scienza delle verdure» (Gribaudo)
Popolare Dario Bressanini, 56 anni, docente di Chimica. Sul Web è seguito da 913 mila persone (foto Barbara Torresan). Nel tondo sotto, Gino Girolomoni, detto Alce nero Chi è ● Dario Bressanini nasce a Saronno il 10 dicembre 1963. Padre montatore di caldaie industrial­i, madre casalinga. Due figli di 23 e 19 anni ● Nel 1988 si laurea in Chimica alla Statale di Milano con 110 e lode e poi svolge studi e ricerche alla University of California di Berkeley e alla Georgetown University di Washington ● Dal 1995 è ricercator­e nel dipartimen­to di Scienza e alta tecnologia dell’università dell’insubria di Varesecomo ● Divulgator­e scientific­o su Rai 3, Radiotelev­isione svizzera e Radio 24, cura un seguitissi­mo canale su Youtube ● Fra i suoi libri più noti, «Ogm tra leggende e realtà» (Zanichelli); «Pane e bugie» (Chiarelett­ere); «La scienza della pasticceri­a», «La scienza della carne» e «La scienza delle verdure» (Gribaudo)
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