Corriere della Sera

I debiti di Meloni verso Arbasino

- di Paolo Di Stefano

Apochi scrittori è capitato di avere dato il proprio nome o un proprio titolo a un movimento politico. Casapound è l’esempio più clamoroso. Ma ora che Giorgia Meloni sale nei sondaggi, bisogna finalmente dare ad Alberto Arbasino quel che è di Arbasino e ricordare che Fratelli d’italia è un suo celebre libro. Certo, prima di lui c’era Goffredo Mameli, ma è ovvio che nel 2014, quando fondarono il loro partito, Meloni e Ignazio La Russa si ispirarono allo spettacola­re, effervesce­nte, comico, trasgressi­vo romanzo di Arbasino. Il quale Arbasino ha fatto in tempo a sapere di essere in qualche modo diventato un partito, ma da quel signore che era preferì non rilasciare dichiarazi­oni al riguardo né farsi valere in sede legale (cosa di cui giustament­e Massimilia­no Parente si è meraviglia­to nel giorno in cui Arbasino è morto). Comunque, se la letteratur­a porta tanta fortuna alla politica, chissà quante volte Matteo Renzi si è pentito di avere chiamato Italia viva il suo movimento e non, per esempio, Le avventure di Pinocchio, Il barone rampante o La cognizione del dolore, che avrebbe anticipato l’epoca del coronaviru­s. E pensate al consenso di Antonio Calenda se al posto di scegliere l’insipido Azione avesse optato per Quer pasticciac­cio brutto de via Merulana, che avrebbe segnalato la determinaz­ione morale nel fare piazza pulita degli imbrogli italiani. E Giovanni Toti, con il suo sempliciot­to Cambiamo! (esclamativ­o compreso): se avesse immaginato, che so, qualcosa di decisament­e ligure tipo Ossi di seppia! ricordando Montale o Licheni! ricordando il grande Sbarbaro, avrebbe avuto ben altri risultati rispetto alla miseria attuale. Insomma, l’esempio Meloni potrebbe aprire una stagione di maggiore simbiosi tra politica e letteratur­a. Già lo spirito «prensile» e burlesco (ma poco berlusco) di Giorgio Manganelli, detto Manga e amico di Arba, sarà in agitazione alla sola idea che un giorno, in fuga dal Berlusca, Maurizio Gasparri possa essere folgorato dall’intuizione di un nuovo partito che prenda a prestito un suo titolo: oggettivam­ente scomodo Discorso dell’ombra e dello stemma o del lettore e dello scrittore considerat­i come dementi. Ma almeno Lunario dell’orfano sannita oppure, ancora meglio, Dall’inferno o Hilarotrag­oedia... Elettori a gogò.

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