Dramma per Gattuso Muore la sorella
Sono passati 5 anni dal 2 giugno 2015, Festa della Repubblica all’inizio dell’era Mattarella, un anniversario che, già allora, aveva in nuce il primo dei quattro incontri di Castelporziano, ossia l’apertura della Tenuta presidenziale alle persone con disabilità: un segnale che ha visto continuare questo percorso attraverso tantissime iniziative a Palazzo, i discorsi di fine anno, i riconoscimenti a centinaia di piccoli «Alfieri», le visite (da parte anche di sua figlia Laura) a strutture e istituzioni scelte con estrema attenzione e con una visione d’insieme che seguiva un progetto: fornire al Paese un esempio di accoglienza ed inclusione, mostrando a tutti non solo ciò che si doveva fare, ma «come» si doveva fare.
Gesti di comunanza, di condivisione, gesti d’amore direi meglio, che hanno scavalcato tutte le regole dell’etichetta e lo hanno trasformato in «Mattarella uno di noi».
Parlarne ieri mattina, durante la Striscia sociale che da metà maggio la Rai ha voluto inserire nello spazio privilegiato di Rai Uno, con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, e insieme con il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, per celebrare una festa della Repubblica completamente diversa da tutte quelle che l’hanno preceduta, ha voluto dire raccontare un miracolo comunicativo.
La scelta del Presidente Sergio Mattarella, compiuta attraverso il tema della condivisione, mettendo al centro gli esclusi, primi fra tutti le persone con disabilità, e il riconoscimento dei loro diritti, civili e di esercizio politico, sta operando su un sentimento di patriottismo che, se interpretato nella sua vera essenza, diviene indispensabile per sostenere tutte le forme di lotta per l’emancipazione dei più deboli, può indicarci la strada per vivere l’impegno politico, quello alto, quello dell’arte di governare le società.