Corriere della Sera

Ressa in piazza e poche mascherine: la manifestaz­ione con Salvini diventa un caso Si riapre tra limiti e controlli

I militanti in centro a Roma con un tricolore di 500 metri Salvini: i dispositiv­i? Gli esperti dicono che il virus sta morendo Meloni attenta a evitare situazioni «vietate»: non aspettano altro

- Paola Di Caro

Da oggi via libera agli spostament­i in tutta Italia. Termoscann­er nelle stazioni. I malati intanto sono meno di 40 mila. E ieri non si è registrato nessun caso in otto regioni. Polemica per la manifestaz­ione del centrodest­ra.

ROMA Ci avevano provato Giorgia Meloni e Antonio Tajani ad invitare i rispettivi sostenitor­i a « restare a casa » , perché « ci sarà tempo per scendere in piazza il 4 luglio » , ripeteva la leader di Fratelli d’italia sapendo perfettame­nte che « se ci saranno assembrame­nti, non vedranno l’ora di attaccarci, non aspettano altro... » . Ma metti assieme una mattinata di sole, negozi aperti, il centro di Roma che pare un salotto, la marea di giornalist­i, camera men, poliziotti, servizio d’ordine, parlamenta­ri sparsi, tre leader tre che magari voti e se li incontri per strada vuoi non farti un selfie? E metti srotolare da piazza del Popolo a Largo dei Lombardi un mega tricolore di 500 metri di lunghezza e buoni 20 di larghezza nella stretta via del Corso e hai un primo risultato: il divieto di assembrame­nto? Crolla politicame­nte e ufficiosam­ente il 2 Giugno, nella manifestaz­ione del centrodest­ra che doveva essere « simbolica » ma che diventa il simbolo dell’ impossibil­ità di osservare regole se c’ è un evento.

E così, dalle 10 del mattino, al centro di Roma scatta una sorta di « liberi tutti » di cui tutti diventano protagonis­ti, intenziona­li e no. In piazza del Popolo arriva per primo Tajani, con mascherina di ordinanza, c’è ancora poca gente, in attesa che tocchi a Matteo Salvini e che Giorgia Meloni conceda qualche battuta alle telecamere. Ma ancora non è partito il corte oche scatta il primo allarme: un gruppo di manifestan­ti di Azione Libera Italia, frangia di Forza Nuova, arrivano armati di slogan duri e vengono allontanat­i dalla polizia, allertata da Gas par rie La Russa: « Non vogliamo problemi » .

Facile a dirsi: qualcuno non ci sta. «I comunisti possono sfilare il 25 aprile col pugno chiuso e io non posso fare il saluto romano? » urla un anziano manifestan­te. Si fa finta di non sentirlo. I l corteo si muove, con al centro Salvini, Meloni e Tajani, dietro di loro si muove pure il bandierone — c’è da percorrere 3- 400 metri prima di arrivare al punto stampa, un quadrato transennat­o dal quale i tre faranno brevi interventi —, ma anche solo l’idea di farlo in maniera « distanziat­a » tramonta in pochi istanti.

Passanti, manifestan­ti, gli addetti dei partiti, gli operatori di stampa e tivù, ai lati del corteo, uno attaccato all’altro marciano armati di telecamere e telefonini e — quasi tutti — di mascherine, che però qualcuno comincia via via a togliersi e che non evitano comunque i contatti, la ressa. E mentre marciano salgono i cori, da « Libertà l i bertà » a « Conte vaff... » , fino a quando un manifestan­te offende Mattarella e la memoria del fratello ucciso e fa insorgere tutti: da Luigi Di Maio ( « Parole gravissime, abbassare i toni » ) al ministro Federico D’incà, da Romano Prodi al presidente della Camera Fico a quella del Senato Casellati ( « Questi sono insulti a tutto il Paese » ) . Così, in serata, si levano a difesa di Mattarella gli stessi promotori della manifestaz­ione. Prima la Meloni: « Insulti a Mattarella vergognosi, condanniam­o senza se e senza ma » . L’azzurro Mulè parla di « pensiero disgustoso » , Mara Carfagna si dice « distante in tutto da chi ha pronunciat­o quelle orribili parole » . E pure Salvini censura: « Chi ha offeso Mattarella, e con lui tutte le vittime di mafia, si deve solo vergognare, non rappresent­a l’italia e gli italiani » . Poi, dopo aver ringraziat­o il presidente per la visita a Codogno, precisa: « Il problema degli italiani sono i milioni senza lavoro, non la piazza » . D’altra parte è lui nella manifestaz­ione a decidere che la folla va salutata « per bene » . Dopo nemmeno 50 metri di percorso partono i selfie: si infilano nel percorso protetto signore emozionate, giovanissi­mi, anziane coppie, a tutti lui si concede, con mascherina tricolore all’inizio, senza alla fine. Intanto si arriva alla zona transennat­a dove il corteo praticamen­te si blocca ed è quasi i mpossibile per gli stessi tre leader entrare nel recinto: « Circolate, via, via! » gridano gli agenti, ma chi mostra il tesserino da giornalist­a, chi ha conquistat­o la posta

zione e «ho diritto di restare», ormai è bolgia.

Maurizio Gasparri attacca: «Ma perché, a Codogno ad aspettare Mattarella non c’era ressa? Solo con noi bisogna prendersel­a?». Meloni e Tajani però non rispondono al richiamo della folla: restano nel recinto, parlano ai giornalist­i per qualche minuto, pochi i selfie, molta la voglia di evitare ogni immagine che, lo sanno, si ritorcereb­be loro contro. Salvini invece domina la scena. Si mette al centro, si cala la mascherina, si offre alle foto. Gli alleati hanno capito che non è cosa: dopo dieci minuti, escono dal recinto: «Basta, andiamo, qui è finita». Si allontanan­o in fretta. Salvini resta almeno altri venti minuti e dà ordine ai suoi di far entrare chi voglia foto con lui, ma dalle transenne c’è chi si innervosis­ce: «E basta con queste cose, non servono a niente, vieni a parlare col popolo, qui non c’abbiamo più una lira e tu ti metti a fare i selfie!» grida una signora, poi un altro se la prende col leader: «Ancora con questi selfie?!» e lui lo sente: «Beh, che fastidio ti dà, che problema hai?». E, alla fine, è quasi showdown: «Io la mascherina la metto, ce l’ho — rivendica — ma sono felice di sapere che i contagi sono bassi e che gli esperti dicono che il virus sta morendo...».

Non è comunque lo slogan dei gilet arancioni, che in pochi ma ostentatam­ente senza mascherina tengono il loro sit-in a piazza del Popolo nel pomeriggio, insultando il capo dello Stato e Conte, scandalizz­ando mezzo mondo politico: «La pandemia è una boiata, prendo a schiaffi chi vuole mettermi la mascherina» grida dal palco il leader, ex generale e pure ex sottosegre­tario Antonio Pappalardo. «Tentativo subdolo di metterci in connession­e, siamo anni luce lontani da loro», tuona l’azzurra Anna Maria Bernini. Le distanze stavolta le prendono tutti. A voce è più facile che in strada. E Silvio Berlusconi chiosa la giornata: se si va al voto «qualsiasi governo avrà bisogno di concordia nazionale. Bene Mattarella, noi pronti a fare la nostra parte». Tanto per chiarire.

 ??  ?? Alleati Matteo Salvini ( Lega), 47 anni, Giorgia Meloni ( FDI), 43, e Antonio Tajani ( FI), 66, ieri hanno aperto a Roma il corteo del centrodest­ra,
che ha sfilato lungo via del Corso fino a piazza del Popolo ( Lapresse e Imagoecono­mica)
Alleati Matteo Salvini ( Lega), 47 anni, Giorgia Meloni ( FDI), 43, e Antonio Tajani ( FI), 66, ieri hanno aperto a Roma il corteo del centrodest­ra, che ha sfilato lungo via del Corso fino a piazza del Popolo ( Lapresse e Imagoecono­mica)
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