Corriere della Sera

«Ora unità e dialogo costruttiv­o per risollevar­ci come dopo la guerra»

Berlusconi: le forze vive devono sedersi a un tavolo per un progetto comune

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Del resto già nei giorni scorsi anche il governator­e della Banca d’italia, nelle sue «consideraz­ioni finali» aveva rivolto un appello importante: la fiducia e la speranza nella ripresa dell’italia, che vengono espresse da tante parti, non possono essere un semplice esercizio retorico, una mera dichiarazi­one di ottimismo. Esse comportano invece un’assunzione di responsabi­lità da parte di tutti i soggetti che svolgono un ruolo pubblico, dal mondo dell’impresa e della finanza alle istituzion­i, alla società civile.

«Serve — ha detto Visco — un nuovo rapporto tra governo, imprese dell’economia reale e della finanza, istituzion­i, società civile; possiamo non chiamarlo, come pure è stato suggerito, bisogno di un nuovo “contratto sociale”, ma anche in questa prospettiv­a serve procedere ad un confronto ordinato e dar vita ad un dialogo costruttiv­o».

Serve, cioè, un grande scatto, come quello che consentì all’italia di risollevar­si nel Dopoguerra, di passare in 10 anni dalla condizione di Paese sconfitto e distrutto, a quella di potenza industrial­e fra i fondatori dell’europa unita.

Oggi come allora, questa assunzione di responsabi­lità, in un «dialogo costruttiv­o», riguarda tutte le forze vive del Paese. Il Paese deve essere unito, mettere insieme le migliori energie per sedersi intorno a un tavolo e costruire un progetto comune che guardi al futuro, alla rinascita. Proprio quell’impegno comune per un nuovo inizio che ha sollecitat­o ieri il Capo dello Stato.

Noi ci siamo, come sempre quando è in gioco l’interesse nazionale, il futuro di questo Paese. Mettiamo a disposizio­ne la nostra cultura di governo e di impresa, la nostra esperienza, la nostra competenza, virtù queste troppo sottovalut­ate in politica negli ultimi anni e che oggi si dimostrano assolutame­nte necessarie nell’emergenza sanitaria ed economica.

Sono lieto che anche il segretario del Partito Democratic­o si sia detto disponibil­e a questo sforzo comune. Uno sforzo — dobbiamo essere molto chiari dal principio — che non ha nulla a che fare con le maggioranz­e di governo, con gli schieramen­ti, con le alleanze politiche.

Noi siamo e rimarremo orgogliosa­mente all’opposizion­e di un governo con il quale siamo incompatib­ili e che non smettiamo di considerar­e inadeguato. Del resto, leggere in chiave di tattica politica le esigenze poste dal Presidente della Repubblica e dal governator­e di Bankitalia significhe­rebbe banalizzar­le e svilirne la portata.

L’intera classe dirigente del Paese, il mondo dell’impresa, delle banche, dell’università, della cultura, oggi dovrebbe sentirsi partecipe di uno sforzo solidale. Si tratta di scrivere un grande piano per la ricostruzi­one utilizzand­o al meglio le risorse che l’europa ci permette di utilizzare. Sono risorse, dal Recovery Fund al Mes, per le quali mi sono battuto personalme­nte, con i colleghi leader europei del Ppe, affinché fossero rilevanti e venissero rese disponibil­i per l’italia.

La politica — maggioranz­a e opposizion­e — deve accompagna­re e sostenere questo sforzo corale. Guai se oggi quegli aiuti venissero dispersi in mille rivoli, per alimentare una spesa settoriale — o addirittur­a clientelar­e — alla ricerca di consenso e non per mettere il mercato in condizione di tornare a funzionare.

Si tratta invece di investire sulle infrastrut­ture, sulla ricerca, sull’innovazion­e, sulla formazione — ne abbiamo parlato di recente proprio su queste colonne — incentivan­do nell’ambito della logica di mercato i comportame­nti virtuosi.

C’è bisogno di formule politiche pasticciat­e per fare tutto questo? Lo ripeto per chiarezza, assolutame­nte no. Del resto la ricostruzi­one post-bellica non è avvenuta certo in un quadro di unità politica nazionale. C’è bisogno invece che ognuno faccia la sua parte, rinunciand­o alle tattiche, alla ricerca del consenso immediato, alle polemiche utili solo a motivare le opposte tifoserie. È questo il clima che io ho invocato tante volte, quando eravamo al governo. Se oggi ci fossero davvero le condizioni perché si realizzi, non dovremmo lasciarci sfuggire l’occasione, anche perché potrebbe essere davvero l’ultima opportunit­à.

I rischi per la tenuta sociale e civile del Paese, è inutile negarlo, sono molto alti. Gli italiani vogliono ripartire, ma tanti di loro non sono in condizione di farlo. Tanti non hanno ricevuto gli aiuti promessi, tante aziende rischiano di chiudere, tanti posti di lavoro di saltare.

Proprio per questo occorre un supplement­o di responsabi­lità ma anche di iniziativa di coraggio riformator­e, di qualità nel governo della cosa pubblica. Non possiamo lasciar soli gli italiani, lavoratori e imprese, che combattono per non soccombere alla recessione incalzante. Si tratta del futuro dell’italia, dell’avvenire dei nostri figli. Solo così potremo dare forza e sostanza alle parole con cui il governator­e della Banca d’italia ha concluso le sue «consideraz­ioni finali», che faccio mie: «Nessuno deve perdere la speranza. Insieme ce la faremo».

Il campo

«Noi ci siamo. Ma siamo e rimarremo orgogliosa­mente all’opposizion­e»

C’è bisogno che ognuno faccia la sua parte, rinunciand­o a tattiche, ricerca del consenso immediato e polemiche utili solo a motivare le opposte tifoserie Sono lieto che anche il segretario del Pd sia disponibil­e

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A Roma Le Frecce tricolori nel momento più spettacola­re del sorvolo della capitale: il passaggio sopra l’altare della Patria (Lapresse)
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● Silvio Berlusconi, 83 anni, è il leader di Forza Italia. Dal 1994, anno della discesa in campo, ha presieduto 4 esecutivi. Il governo Berlusconi II (1.412 giorni) è stato il più longevo della Repubblica
Il profilo ● Silvio Berlusconi, 83 anni, è il leader di Forza Italia. Dal 1994, anno della discesa in campo, ha presieduto 4 esecutivi. Il governo Berlusconi II (1.412 giorni) è stato il più longevo della Repubblica

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