In Franciacorta il bio ripopola i vigneti di coccinelle e ragni
L’evento
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Per cinque anni hanno scavato sotto le vigne della Franciacorta. Ogni volta portavano nei loro laboratori delle università di Brescia e Milano e dello studio Sata, cubetti di terreno di circa 30 centimetri cubi. Per trovare insetti, ragni e larve del pianeta sotterraneo degli artropodi. Così sette scienziati hanno scoperto che più le vigne sono coltivate con il metodo biologico, più aumentano le specie. E che l’effetto rivitalizzante sulla biodiversità aumenta con il progredire degli anni in cui i terreni hanno abbandonato la coltivazione convenzionale. Lo studio è stato pubblicato sull’ultimo numero di Agronomy, rivista che riporta ricerche di esperti di tutto il mondo. Gli autori dell’indagine sono Isabella Ghiglieno, Anna Simonetto, Francesca Orlando, Pierluigi Donna, Marco Tonni, Leonardo Valenti e Gianni Gilioli.
«È la prima ricerca al mondo di questo tipo su una zona vinicola», spiega Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta e direttore di Barone Pizzini, l’azienda che ha fatto da apripista al bio nella zona. Ora nei 2.902 ettari di vigneto della Franciacorta (Chardonnay 81%, Pinot nero 15%, Pinot bianco 3%, Erbamat 1%: 18 milioni di bottiglie l’anno) sono bio quasi tre vigne su quattro. «Più aumentano le pratiche biologiche nelle vigne — continua — più si trovano artropodi, un effetto che aumenta nelle aree che hanno bandito i prodotti chimici da più di dieci anni. Questi mesi di quarantena causata dal Covid ci indicano che si deve cambiare paradigma:
Autovelox Ora la sfida blu è scoprire registrano se con un la velocità terreno più dei ciclisti vitale il vino e danno sia migliore consigli sul Pare di sì, giusto ritmo ma va documentato di pedalata
dicevamo che bisognava salvare il pianeta, abbiamo capito che senza di noi la terra sta benissimo, aumentano le forme di vita. Per questo dobbiamo puntare al rispetto dell’equilibrio naturale. Il bio è la strada giusta».
La ricerca è iniziata nel 2014. Ha portato alla prima pubblicazione scientifica nel 2019. Riguardava l’analisi dei suoli della Franciacorta e anche di altre zone viticole di Piemonte, Friuli-venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Sicilia. La seconda, solo in Franciacorta, si è occupata delle comunità di artropodi, come segnali di salubrità della terra. Più è inquinata da diserbanti e concimi chimici, meno insetti ci sono. «Dopo aver contato scorpioni e ragnetti, ora ci aspetta il terzo stadio — dice il presidente del Consorzio — scoprire se con un terreno più vitale il vino sia migliore. L’esperienza ci dice di sì, ma dobbiamo documentarlo».
Il risveglio favorito dalle pratiche bio in Franciacorta è così evidente che vengono organizzate passeggiate con i botanici. «Quando ero bambino — racconta Brescianini — i miei genitori mi dicevano di non raccogliere l’erba per sfamare i conigli vicino alle vigne, poteva essere inquinata. Ora insegniamo ai visitatori a riconoscere (e anche a cucinare) le erbe spontanee. Dal farinello all’artemisia, usata anche per i liquori. Coccinelle, farfalle e bisce sono tornate in gran quantità da quando la maggior parte delle 118 cantine della Franciacorta hanno scelto il bio».