UN SEGNALE SBAGLIATO DALLA PIAZZA DI ROMA
LA MANIFESTAZIONE DEL CENTRODESTRA
Piuttosto, viene fomentato e usato in una polemica sterile, soprattutto quando rifiuta di ammettere che dall’«esterno», e cioè dall’europa, ci stanno dando una mano sostanziosa.
In particolare Matteo Salvini, ma anche Giorgia Meloni e Antonio Tajani ieri non sono riusciti ad emanciparsi dal loro cliché, pur essendo cambiato completamente lo sfondo in cui si muovono. Non hanno né intercettato né interiorizzato l’appello del capo dello Stato a misurare polemiche e distinzioni. Si sono lasciati scivolare addosso la solennità di un gesto doppiamente simbolico: lanciato da uno dei paesi lombardi che più hanno sofferto per la pandemia, e nel giorno in cui si festeggia la rinascita della Repubblica. Il rischio di assumere un profilo che sconfina e quasi si confonde con le piazze dei «gilet arancioni» guidati da improbabili Masanielli di ritorno è reale.
E non soltanto perché quella nebulosa di negazionisti del coronavirus, dei vaccini, degli insulti al presidente della Repubblica e alla ragionevolezza, ha manifestato quasi in contemporanea con Lega, Fratelli d’italia e Forza Italia. Gli ultimi due hanno espresso subito solidarietà a Mattarella, seguiti con un lungo attimo di ritardo da Matteo Salvini: a conferma della tentazione di un pezzo, almeno, della destra di dialogarci e magari in prospettiva annetterli, quasi fossero «sardine nere», o meglio arancioni, simmetriche
e opposte a quelle antisalvini spuntate a Bologna. Ma sarebbe un azzardo: spalmerebbe una patina di qualunquismo estremista dalla quale l’opposizione dovrebbe guardarsi, per evitare una regressione minoritaria che non onorerebbe i suoi consensi e il suo peso nel Paese. Accogliere gli inviti fermi, convinti del capo dello Stato all’unità significa anche rispettare quella popolazione del Nord che Mattarella ha voluto onorare con la sua presenza. Ignorarli, invece, anche sul piano politico offre alibi a chi, nella maggioranza che vede protagonisti M5S e Pd, predica il dialogo senza praticarlo.
Dopo le manifestazioni di ieri, questa filiera può puntare il dito sulla destra di piazza per allontanare da sé il sospetto di non cercare né volere l’unità. È vero che lo status quo governativo oggi è tanto
precario quanto inevitabile. Ma puntellare solo posizioni di rendita potrebbe rivelarsi un errore: per il governo e per l’opposizione. Mattarella addita una nuova fase che implica l’esigenza di cambiare ottica, toni, schemi; e di trasformare il dramma italiano ed europeo in un’opportunità unica di cambiamento. La mascherina protettiva calata ieri su naso e bocca anche mentre parlava aveva qualcosa di penitenziale, e in parallelo era un invito alla respon
Fuori dal tempo Certe scene appaiono invecchiate, appartenenti a un populismo superato dal dramma del Covid-19
sabilità di proteggersi e proteggere gli altri.
A Roma, invece, si è risposto con una cascata di selfie e mascherine alzate e abbassate a caso. Sono scene che possono gratificare chi continua a coltivare la popolarità e a inseguire il miraggio delle urne. Ma di colpo appaiono invecchiate, appartenenti a un’altra epoca: a un populismo «storico» e autoreferenziale, superato dal dramma del Covid-19. Probabilmente se ne manifesterà presto un altro, con contorni a oggi imprevedibili. La sua versione caricaturale è tinta di arancione e indossa i gilet; quella della destra vista ieri si presenta in bilico tra identità differenti. Ma per adesso tocca tasti e regala silhouettes politiche che rimandano al passato, non al presente. E tanto meno al futuro.