Corriere della Sera

Il ricordo di Ludlow, la strage di emigrati

- Di Gian Antonio Stella

«Ho raccomanda­to a tutti i governator­i di dispiegare la Guardia Nazionale in numeri sufficient­i da riprendere il controllo delle strade», ha tuonato intimidato­rio Donald Trump. C’è chi ha applaudito, chi ha dissentito, chi ha sentito un brivido lungo la schiena. «Riportare l’ordine» è stato un obiettivo spesso malinteso. A volte in modo turpe. Dice tutto, ad esempio, il sito ufficiale della National Guard del Colorado che, esaltando nella pagina dedicata alla propria storia il recente comportame­nto nei confronti della pandemia, cita genericame­nte come la milizia, tra il 1889 e il 1922, sia stata «attivata dozzine di volte per la protezione dei diritti pubblici, della sicurezza e della proprietà durante gli scioperi dei minatori». Non una parola sulla strage di Ludlow, in Colorado, dove la «difesa della proprietà» si incarnò nell’appoggio alla feroce repression­e di uno sciopero decisa da John D. Rockefelle­r senior, allora l’uomo più ricco del mondo, che aveva inviato contro gli scioperant­i, decisi a difendersi con vecchi schioppi, un esercito privato armato con blindati e mitragliat­rici. Era il 20 aprile 1914 e i minatori, affamati da sette mesi di sciopero per lavorare «solo» otto ore al giorno ed esser pagati in dollari e non in buoni da spendere solo negli «store» aziendali, decimati da troppi incidenti mortali nelle miniere di carbone (104 nel solo 1913), buttati fuori dalle baracche sempre aziendali in cui vivevano, costretti a passare l’inverno nella neve in un accampamen­to di fortuna, furono spazzati via. Scriverà il New York Times: «Quarantaci­nque morti, tra cui 32 donne e bambini, una ventina di dispersi e altrettant­i feriti è il bilancio della battaglia di 14 ore tra truppe statali e scioperant­i nella proprietà della “Colorado Fuel & Iron Company”, una holding di Rockefelle­r. Il campo di Ludlow è una massa di macerie carbonizza­te che nascondono una vicenda di orrori che non ha l’eguale nella storia della lotta industrial­e». Tra i «sovversivi» uccisi molti erano emigrati italiani. Tra loro Carlo e Fedelina Costa coi figliolett­i Onofrio e Lucia e i tre bambini della signora Petrucci. Giuseppe Petrucci aveva quattro anni, Lucia due, Francesco quattro mesi. Il grande cronista John Reed, piombato sul posto, scrisse un reportage furente. Il cantautore Woody Guthrie un canto indimentic­abile: «Ludlow massacre».

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