Rotoli del Mar Morto: «Furono scritti anche in altri luoghi»
Non tutti i Rotoli del Mar Morto provengono dal deserto dove sono stati scoperti, ma anche da altri luoghi. Lo rivela uno studio interdisciplinare dell’università di Tel Aviv condotto sull’antico Dna degli animali la cui pelle è stata usata per scrivere i testi millenari, incluso il più antico testo biblico in ebraico. I Rotoli del Mar Morto sono un insieme di manoscritti, oltre 900 documenti, scritti in ebraico, aramaico e greco, per lo più su pergamena (ma alcuni su papiro). La ricerca ha rivelato che i vari manoscritti sono stati vergati in luoghi diversi lungo il Mar Morto e, in alcuni casi, anche molto lontano dalle undici Grotte di Qumran, dove sono stati trovati tra il 1947 e il 1956. «Il Dna — ha spiegato il professor
Noam Mizrahi del Dipartimento studi biblici dell’università di Tel Aviv — ha rivelato che due copie di Geremia, i cui rispettivi testi differiscono l’uno dall’altro, sono stati portati da fuori dal deserto di Giudea. Per me, che come filologo ho speso vari anni di ricerca sui testi dei Rotoli, studiando il loro contenuto, la loro lingua, è stato interessante vedere quante informazioni possono essere trovate analizzando il materiale genetico di cui sono fatti». Oggi i reperti sono conservati in parte nel Museo d’israele e nel Museo Rockefeller, entrambi a Gerusalemme, in parte ad Amman, altri alla Biblioteca Nazionale di Parigi. Vari frammenti sono in possesso di istituzioni o di privati.