Corriere della Sera

Addio alla volpe Ubbiali, il pioniere dei 9 Mondiali

A 90 anni si è spenta a Bergamo la leggenda delle piccole cilindrate, terzo italiano più titolato di sempre

- Paolo Lorenzi

Lo chiamavano il cinesino, per quel taglio a mandorla degli occhi e il suo fisico minuto. Ma anche la volpe, perché in pista era furbo come pochi. Carlo Ubbiali si è spento ieri a 90 anni, nella sua città, Bergamo, che gli diede i natali nel settembre del 1929. Fu un pioniere del motociclis­mo, vinse nove titoli mondiali, tra il 1951 e il 1960, sei in 125, il resto nella 250. Una leggenda delle piccole cilindrate. «Da bambino sognavo di diventare come lui — racconta il suo illustre concittadi­no, Giacomo Agostini —. Era il mio mito, amavo il suo stile, la sua intelligen­za».

Schietto e riservato, preparava le gare con cura, calcolava tutto. Studiava gli avversari per capire come batterli, spesso all’ultimo giro, o all’ultimo metro. Rischiava il giusto, usava la testa. Il suo palmarès conta 39 vittorie iridate,

Carlo Ubbiali in azione con una futuristic­a Mv Agusta nel 1956 su un totale di 74 gare disputate. Fu il terzo italiano più titolato di sempre, dopo Valentino Rossi e lo stesso Agostini che lui stesso caldeggiò alla Mv Agusta quando la casa varesina, con cui aveva conquistat­o 8 mondiali, decise d’ingaggiare l’esordiente fenomeno. «Penso abbia speso più di una buona parola, anche se in pista non ci siamo mai incrociati come avversari», aggiunge con un velo di tristezza il 15 volte campione del mondo. Si erano sentiti pochi giorni fa: «L’avevo chiamato per un saluto, sapevo dei suoi problemi di salute, ma era di buon umore».

Tempra di ferro, talento totale, agli inizi della carriera corse nell’enduro, vincendo la medaglia d’oro alle Sei Giorni del ’49 e il terzo posto nella massacrant­e Valli Bergamasch­e. Nel 1950 fu chiamato dalla Mondial con cui corse lo stesso anno anche la Milanotara­nto, un’edizione punteggiat­a d’inconvenie­nti. Tagliò il traguardo a spinta, con il motore bloccato, aiutato dal pubblico («contro il mio volere» racconterà Ubbiali). Cadde stremato e si risvegliò con

Tempra di ferro All’inizio della carriera corse nell’enduro, tra il ‘51 e il ‘60 dominò le classi 125 e 250

la notizia della squalifica. L’anno dopo vinse il primo titolo in 125. Nel 1952 il passaggio alla Mv, un sodalizio durato fino al termine della carriera, avvenuta nel 1960, a soli 30 anni.

Con le moto di Cascina Costa fece il salto nella 250, ma senza abbandonar­e la 125: nelle ultime due stagioni vinse entrambe la categorie. Conquistò anche 8 titoli nel campionato italiano di velocità e 5 volte il Tourist Trophy dell’isola di Man. Era considerat­o il «professore di Assen» perché riusciva a salire sempre sul podio, tranne una volta, nel 1951, per noie al motore. Lo scorso 16 dicembre il Coni lo aveva insignito del Collare d’oro al merito sportivo, la più alta onorificen­za concessa dal Comitato olimpico nazionale.

Agostini Amavo il suo stile, da bambino era il mio mito: sognavo di diventare come lui

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(Terreni) Carenato
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