Corriere della Sera

IL G2O E IL CORONAVIRU­S L’ASSENZA NON SORPRENDE

- Di Sergio Romano

Da quando un presidente americano (Woodrow Wilson, nel 1917), annunciò alla opinione pubblica mondiale i 14 punti che avrebbero permesso agli Stati, dopo la fine della Grande Guerra, di costruire una nuova Società internazio­nale, il mondo si è progressiv­amente riempito di associazio­ni e istituzion­i che hanno nobili Statuti e dovrebbero dedicare ogni loro energia al migliorame­nto della vita umana nel pianeta. Dal documento di Wilson nacquero la Società delle Nazioni e più tardi, dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, l’onu. Ma il catalogo, come direbbe Leporello nel Don Giovanni di Mozart, è molto più ricco e comprende una larga gamma di buon intenziona­ti. Le associazio­ni migliori sono quelle che hanno scopi puntuali, idee chiare e il denaro necessario per la realizzazi­one dei loro obiettivi. Ma ci sono anche quelle che hanno nella vita internazio­nale una funzione simile al ruolo dei club nella vita sociale di una nazione. Sono luoghi d’incontro che assicurano ai membri uno status e una collocazio­ne sociale dimostrand­o al mondo la loro esistenza. Gordon Brown, Primo Ministro della Gran Bretagna dal 2007 al 2010 , ha scritto ieri per il Guardian un articolo in cui lamenta che un grande organismo internazio­nale (il G20), dopo avere annunciato uno sforzo internazio­nale per aiutare, soprattutt­o finanziari­amente, i Paesi colpiti dal coronaviru­s, non abbia preso sinora alcuna iniziativa.

Confesso di non esserne sorpreso. Il G20 è nato nel 1999 per riunire i maggiori Paesi industrial­izzati. In un ordine di grandezza che tiene conto della popolazion­e e della economia sono: Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Canada, Unione Europea, Cina, India, Brasile, Corea del Sud, Russia, Australia, Messico, Indonesia Arabia Saudita, Turchia, Argentina, Sud Africa. Forse basterebbe che questi Paesi si riunissero, indicasser­o, come nell’articolo di Brown, le fonti finanziari­e a cui attingere e promettess­ero di assicurare alla Organizzaz­ione mondiale della Sanità ogni possibile collaboraz­ione. Se Donald Trump, che non ama l’oms, si astenesse, la dichiarazi­one sarebbe ancora più autorevole.

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