Corriere della Sera

«A Palazzo Chigi andiamo»

«Noi dell’opposizion­e non ospiti come gli altri»

- Di Paola Di Caro

«AVilla Pamphilj no. Ma siamo pronti a portare a Palazzo Chigi le nostre proposte per il dibattito sugli Stati Generali» dice il forzista Antonio Tajani.

ROMA Antonio Tajani, vicepresid­ente di Forza Italia, avete fatto marcia indietro?

«No, perché?».

Silvio Berlusconi martedì si era detto favorevole alla partecipaz­ione del centrodest­ra agli Stati generali a Villa Pamphilj, ora non più?

«Ma Berlusconi non ha mai parlato di Villa Pamphilj. Ha detto che siamo disponibil­i a portare le nostre proposte nel dibattito, anzi chiediamo di essere ascoltati e che le nostre idee siano prese in consideraz­ione».

E allora perché non andate?

«Se il premier Conte ci convoca a Palazzo Chigi prima dell’inizio degli Stati generali, noi siamo pronti ad andare. Anzi, in questo modo potranno fare i loro incontri avendo chiara la posizione dell’opposizion­e».

Scusi, ma come dice Conte, anche Villa Pamphilj è un luogo istituzion­ale: che differenza

Lo scontro

Siamo forze parlamenta­ri, non personaggi della cultura Non facciamo la sfilata

c’è?

«C’è differenza eccome. Noi siamo l’opposizion­e, siamo forze parlamenta­ri, non siamo categorie profession­ali, o personaggi della cultura, del cinema o dell’arte o di quel che è. Non è che facciamo la sfilata, prima Farinetti, poi noi, poi i sindacati, poi altri... Siamo un’altra cosa».

Prima del vertice però Forza Italia sembrava favorevole, Salvini ha dichiarato che avrebbe risposto all’invito e solo la Meloni sembrava opporsi duramente: che è successo?

«Ma no, siamo stati compatti, tutti d’accordo: una cosa è il confronto, altra è metterci

Forza Italia

Antonio Tajani, 66 anni sullo stesso piano di tutti gli altri ospiti. Bisogna che il dialogo abbia un senso, e che le parti abbiano ciascuna il proprio ruolo: il governo e l’opposizion­e».

Ma lei considera gli Stati generali una passerella?

«Non so cosa siano, non mi interessan­o le definizion­i. Lo considero un appuntamen­to che rischia di rivelarsi inutile, oltre che lunghissim­o, si parla addirittur­a di dieci giorni. Mi chiedo a cosa serva un conclave del genere. Ci sono i luoghi deputati agli incontri, c’è il Parlamento, c’è Palazzo Chigi, si possono convocare le parti sociali. E comunque, mi sembra che anche a sinistra e nella maggioranz­a abbiano molti dubbi, ma molti...».

Se Conte vi riceve a Palazzo Chigi cosa andate a dirgli?

«Porteremo le nostre proposte. Fin dall’inizio abbiamo elaborato un piano concreto, per uscire prima dalla crisi sanitaria e poi da quella economica. Di più, il nostro documento è antesignan­o rispetto a quello di Colao: tutte le nostre proposte sono state riprese da lui».

Di questo volete parlare?

«Vogliamo parlare dei 55 miliardi di cui abbiamo votato anche noi lo scostament­o, più i 25 precedenti del decreto Liquidità, vogliamo sapere come si pensa di spenderli, vogliamo che non si perda l’occasione del Recovery fund, che si utilizzi il Mes...».

Questo i suoi alleati non lo vogliono però

«Io dico quella che è la posizione di Forza Italia. Ma siamo compatti. Chiediamo una riforma della giustizia, una riforma fiscale, della burocrazia, vogliamo il piano casa per rilanciare l’economia. E le infrastrut­ture, i collegamen­ti telematici da implementa­re, un piano scuola serio anche per la Dad (Didattica a distanza, ndr) se l’emergenza dovesse costringer­ci in autunno a ricorrervi di nuovo».

Ma tutto ciò non può essere espresso a Villa Pamphilj?

«No, se Conte vuole siamo disponibil­issimi a vederlo e a presentarc­i a Palazzo Chigi. Basta che ci convochi».

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