Joël Dicker: quando il web diventa nemico di uno scrittore perché uccide l’immaginazione
Domani su 7 lo scrittore svizzero parla del nuovo libro e dell’immaginazione in crisi. Nel magazine anche storie di amanti in lockdown e pro e contro dello smartworking
Qual è il peggior nemico di uno scrittore? Google, perché uccide l’immaginazione. Di chi scrive e soprattutto di chi legge. Parola di Joël Dicker, l’autore di best seller che torna in libreria con un nuovo romanzo fiume, L’enigma della camera 622 (edito da La nave di Teseo). Un giallo ambientato nella sua città natale, Ginevra, dove torna alla luce un delitto avvenuto decenni prima. Nel libro ha un ruolo importante, di ispirazione, Bernard de Fallois, l’editore che ha scommesso sul libro d’esordio dell’autore svizzero: «È morto nel 2018, aveva 91 anni, è stato un grande professionista – ricorda Dicker intervistato da Stefano Montefiori sul numero di 7 domani in edicola con il Corriere – ed è stato l’uomo che mi ha cambiato la vita. Quando è mancato mi sono messo subito a scrivere di lui, volevo fissare il ricordo prima che mi apparisse opaco».
Nel mestiere di scrivere, oggi, Dicker dice che bisogna fare i conti con i rischi delle nuove tecnologie: un sms può far saltare la tensione di un appuntamento mancato, mentre i motori di ricerca illudono i lettori di possedere un falso sapere enciclopedico. Della sua vita privata, dice: «Sono padre da un anno, forse ora sto diventando adulto».
Nella sezione economia, Rita Querzè fa il punto sullo smartworking, che è partito il 3 giugno, con la riapertura dei confini regionali. Prima era solo telelavoro, aggiornato sì ma pur sempre claustrofobico e poco flessibile. L’essenza dello smartworking infatti è la libertà di organizzarsi: e questa è la sfida per aziende private e pubbliche. Sono tanti i pro, ma non mancano i contro. Sia per le aziende, che vedono ridurre alcuni costi, aumentare la produttività ma perdono parte del controllo del lavoro, sia per i lavoratori, che conciliano meglio esigenze professionali e familiari ma possono sentirsi ai margini del processo produttivo.
Nella sezione società, Ilaria Gaspari ed Elvira Serra hanno acceso il radar su come il coronavirus ha influenzato la vita degli affetti non stabili, o stabilmente fuori dalle coppie ufficiali: gli amanti. Sono stati messi a dura prova dal lockdown, che ha tracciato un solco profondo tra le relazioni «autorizzate», «autocertificabili» e quelle clandestine. Ma il maggior uso dei mezzi digitali che ha battuto barriere spazio-temporali, ha creato nuove possibilità di intimità.