Corriere della Sera

E a Londra il sindaco lancia la «revisione» dei monumenti

- Dal nostro corrispond­ente Luigi Ippolito

LONDRA È una furia iconoclast­a che è stata paragonata alla Rivoluzion­e Culturale maoista e che riporta alla memoria le immagini delle statue di Marx e Lenin abbattute nell’europa dell’est dopo la caduta del comunismo. In tutta l’inghilterr­a i monumenti legati all’epoca schiavista e coloniale sono finiti nel mirino, dopo che nei giorni scorsi la folla a Bristol ha rovesciato dal piedistall­o la statua del mercante di schiavi Edward Colston e l’ha gettata in un canale.

È l’onda lunga del movimento di protesta dei neri che sta scuotendo l’america: e in Gran Bretagna, dalla iniziale solidariet­à con gli afroameric­ani, si è rapidament­e passati alla messa sotto accusa del proprio passato imperiale e del razzismo che tuttora permea società e istituzion­i.

È una vera rilettura critica della Storia, quella che è stata avviata a furor di popolo. E tanti si sono messi in scia: a partire dal sindaco di Londra Sadiq Khan, che ha nominato una commission­e incaricata di rivedere tutte le statue e i nomi di strade della capitale macchiati dall’associazio­ne col razzismo. Ma c’è chi non aspetta: nei Docklands, nell’est di Londra, è stata già portata via la statua di un proprietar­io di schiavi dell’ottocento. E sono 130 i Comuni a guida laburista in tutta l’inghilterr­a che hanno annunciato l’intenzione di rivedere i loro monumenti, per stabilire se siano «appropriat­i».

È un revisionis­mo storico che non manca di suscitare polemiche: perché c’è chi si chiede se sia legittimo fare tabula rasa del passato, mentre i commentato­ri conservato­ri evocano i fantasmi dell’intolleran­za ideologica legati alla stagione maoista in Cina.

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