E a Londra il sindaco lancia la «revisione» dei monumenti
LONDRA È una furia iconoclasta che è stata paragonata alla Rivoluzione Culturale maoista e che riporta alla memoria le immagini delle statue di Marx e Lenin abbattute nell’europa dell’est dopo la caduta del comunismo. In tutta l’inghilterra i monumenti legati all’epoca schiavista e coloniale sono finiti nel mirino, dopo che nei giorni scorsi la folla a Bristol ha rovesciato dal piedistallo la statua del mercante di schiavi Edward Colston e l’ha gettata in un canale.
È l’onda lunga del movimento di protesta dei neri che sta scuotendo l’america: e in Gran Bretagna, dalla iniziale solidarietà con gli afroamericani, si è rapidamente passati alla messa sotto accusa del proprio passato imperiale e del razzismo che tuttora permea società e istituzioni.
È una vera rilettura critica della Storia, quella che è stata avviata a furor di popolo. E tanti si sono messi in scia: a partire dal sindaco di Londra Sadiq Khan, che ha nominato una commissione incaricata di rivedere tutte le statue e i nomi di strade della capitale macchiati dall’associazione col razzismo. Ma c’è chi non aspetta: nei Docklands, nell’est di Londra, è stata già portata via la statua di un proprietario di schiavi dell’ottocento. E sono 130 i Comuni a guida laburista in tutta l’inghilterra che hanno annunciato l’intenzione di rivedere i loro monumenti, per stabilire se siano «appropriati».
È un revisionismo storico che non manca di suscitare polemiche: perché c’è chi si chiede se sia legittimo fare tabula rasa del passato, mentre i commentatori conservatori evocano i fantasmi dell’intolleranza ideologica legati alla stagione maoista in Cina.