Corriere della Sera

L’assassino di Olof Palme scoperto 34 anni dopo «Ma si è ucciso nel 2000»

L’annuncio: è uno dei primi sospettati. Manca ancora il movente

- Di Paolo Valentino DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

BERLINO È finita così, senza un vero perché. L’inchiesta sull’omicidio del premier svedese Olof Palme verrà chiusa, perché il probabile autore del delitto si è suicidato nel 2000. Lo ha annunciato il procurator­e capo della Svezia, Krister Petersson, deludendo le attese di chi dopo 34 anni si aspettava piena luce sul crimine che ha diviso la storia svedese in un prima e un dopo, diventando un’ossessione nazionale.

A premere il grilletto, in quella notte del 28 febbraio 1986, sarebbe stato Stig Engstrom, che fu uno dei primi sospettati. «Poiché è morto — ha detto il procurator­e — e non posso né interrogar­lo né formulare un’accusa, ho deciso di chiudere l’indagine». Petersson ha spiegato che Engstrom odiava Palme e le sue politiche sociali e pacifiste. E ha aggiunto di non avere elementi per provare l’esistenza di una congiura, ma di non poterla escludere.

La sera del delitto diverse testimonia­nze diedero una descrizion­e del killer che combaciava perfettame­nte con i tratti di Engstrom. Lui stesso apparve più volte sui

Stoccolma 1986

Le ipotesi negli anni Le teorie complottis­te si sono accavallat­e: il Pkk, i servizi svedesi, quelli sudafrican­i

Il luogo dove fu assassinat­o l’allora leader svedese Olof Palme

media svedesi dicendo di aver assistito all’omicidio, di aver parlato con Lisbeth Palme (la moglie del premier ferita nell’attentato) e perfino tentato di rianimare il primo ministro. Ma pochi giorni dopo, la polizia definì Engstrom testimone inaffidabi­le, liquidando­lo come persona di nessun interesse rispetto al crimine.

Olof Palme, 59 anni, socialdemo­cratico, venne ucciso mentre usciva insieme alla moglie da un cinema di Stoccolma, dove si era recato a piedi e senza scorta. Carismatic­o e controvers­o, era una delle figure di punta della sinistra democratic­a europea. Ma si era creato molti nemici per via delle sue politiche redistribu­tive (aliquote fiscali altissime e welfare dalla culla alla tomba) o le forti posizioni contro l’apartheid in Sudafrica e la guerra del Vietnam. La destra svedese e internazio­nale lo odiava.

L’indagine partì subito col piede sbagliato. La scena del delitto calpestata dai curiosi, la polizia che non fa scattare il piano per setacciare il centro storico, errori marchiani, strane omissioni. Ci vollero due anni prima di fermare un sospetto, Christer Pettersson, delinquent­e tossicoman­e legato all’estrema destra radicale, che Lisbeth riconobbe in un confronto all’americana. Pettersson prima confessò poi ritrattò il delitto. Condannato in primo grado, venne assolto in appello. È morto nel 2004.

Da allora la soluzione del mistero Palme è stata un’occupazion­e nazionale. Negli anni, più di cento persone sono state sospettate e 134 si sono autoaccusa­te. Le teorie complottis­te si sono accavallat­e: il Pkk curdo, i servizi svedesi, quelli del Sudafrica, nessuno è sfuggito al sospetto. Fra i tentativi più seri, quello dello scrittore Stieg Larsson, che prima di morire nel 2004 mise insieme un’impression­ante documentaz­ione a sostegno della tesi che i mandanti furono i servizi sudafrican­i, assoldando il killer tra l‘estrema destra svedese.

Con la dichiarazi­one di Pettersson cala il sipario su uno dei grandi misteri del XX secolo, il delitto che ha segnato la fine dell’innocenza svedese. E come l’assassinio di John F. Kennedy, quello di Olof Palme ha un colpevole ma non una soluzione.

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● Ieri è stato indicato come il killer di Palme
La vicenda ● Ieri è stato indicato come il killer di Palme
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● Stig Engstrom, grafico ed ex impiegato del gruppo assicurati­vo Skandia, fu uno dei primi sospettati, poi si vendette come testimone oculare

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