Le minacce: guarda che ti ammazzo Ieri l’ha uccisa e ha ferito la figlia
Torino, vittima del suo ex marito una donna di 54 anni. Dopo la fuga l’uomo si è costituito
TORINO «Guarda che ti ammazzo». Ci sono voluti quasi cinque anni, durante i quali ha covato silenziosamente il delitto. Ma alla fine Nicola Cirillo, pensionato 58enne, è riuscito a mettere in atto la terribile minaccia urlata all’ex moglie davanti al portone di casa a Volvera, un paese di quasi 9 mila abitanti nella seconda cintura di Torino. All’epoca Nicola si era da poco separato da Cristina Messina, 54 anni, dalla quale aveva avuto due figlie.
Ieri mattina, poco prima di mezzogiorno, è uscito di casa portando nella tasca del giubbotto una vecchia semiautomatica arrugginita. Probabilmente la stessa che si era procurato nel 2015, quando sembrava non rassegnarsi alla fine del suo rapporto con Cristina. Ha bussato alla porta dell’appartamento dove l’ex moglie stava finendo di pranzare con Giusy, 29 anni, la figlia avuta da una precedente relazione. È cominciata una discussione e improvvisamente nella mano di Nicola si è materializzata la pistola.
Il pensionato ha esploso un primo colpo che si è conficcato nello schienale di una sedia, mentre il secondo ha centrato la figliastra poco sotto la spalla. Cristina ha cercato scampo sul balcone, ha chiesto aiuto ai vicini, ma Nicola l’ha raggiunta e ha mirato alla testa. La donna ha cercato di proteggersi, ma il proiettile calibro 9 per 21 ha trapassato il braccio e ha sfigurato per sempre il suo dolce sorriso.
«È stata una scena terribile, Nicola non ha detto una parola, mentre lei gridava terrorizzata — racconta un vicino di casa, che ha dato l’allarme al 112 —. Poi nell’alloggio del primo piano è sceso il silenzio e lo abbiamo visto correre verso la macchina e allontanarsi».
Quando la prima ambulanza è arrivata, Cristina era accasciata sul piccolo terrazzino con le pantofole rimaste in equilibrio oltre la ringhiera. Il suo cuore aveva già smesso di battere, mentre Giusy, ferita e in forte stato confusionale, era riuscita a trascinarsi fino alla porta d’ingresso e a chiuderla con un chiavistello.
I carabinieri, guidati dal maresciallo Domenico Maresca, l’hanno dovuta sfondare per permettere agli infermieri di caricare Giusy su un’ambulanza e trasportarla d’urgenza all’ospedale Molinette di Torino. Ha riportato gravi lesioni al polmone destro e un trauma alla colonna vertebrale. È ricoverata nel reparto di rianimazione, la scorsa notte è stata sottoposta a due delicati interventi chirurgici e la prognosi rimane riservata. Nel frattempo la fuga dell’assassino a bordo della Ford Fusion intestata alla moglie si è conclusa dopo un paio di ore nella caserma dei carabinieri di Pinerolo. Dopo aver evitato i posti di blocco disposti in tutta la zona, Cirillo si è convinto a costituirsi e ha subito ammesso le sue responsabilità di fronte al pm Paolo Toso.
Cirillo e la sua ex moglie abitavano nello stesso complesso di case popolari alle porte del paese. L’ex dipendente di un’impresa di pulizie, andato in pensione da pochi mesi, era rimasto con una delle due figlie nella casa dove aveva vissuto con Cristina, che invece si era trasferita a un centinaio di metri di distanza. In questi cinque anni l’assassino aveva continuato a frequentare quell’alloggio e aveva anche accudito Cristina, colpita da una grave malattia, dopo un lungo ricovero in ospedale.
Sembrava cambiato ma poi c’è stato un particolare, apparentemente insignificante. Pochi giorni fa aveva visto l’ex moglie al volante di un’auto nuova e si chiedeva come avesse fatto a comprarsela. Ieri mattina ha litigato con la sua figlia più piccola perché sospettava che fosse complice della madre. Arrabbiato è uscito di casa dicendo che non sarebbe tornato per pranzo e poi è andato al bar a prendere un caffè. Sotto casa ha chiacchierato tranquillamente con un vicino, prima di salire al primo piano e assassinare Cristina senza nessuna pietà.