Corriere della Sera

Offerta Ubi, le mosse di Intesa per superare i dubbi Antitrust

Verso un aumento degli sportelli da cedere. Gli analisti: obiezioni Authority superabili

- Fabrizio Massaro

Per superare gli ostacoli ravvisati dall’antitrust nell’acquisizio­ne di Ubi, Intesa Sanpaolo potrebbe estendere il perimetro delle filiali (quindi dei clienti) da cedere. Potrebbe essere questo il punto di caduta delle discussion­i con il garante della concorrenz­a. L’authority presieduta da Roberto Rustichell­i nella Comunicazi­one delle risultanze istruttori­e ha indicato che «allo stato» l’operazione non è autorizzab­ile perché non si può identifica­re il compendio di filiali né si può essere sicuri che le cessioni avverranno, dato che Intesa può accettare l’offerta anche il 50% più un’azione e non con il 66% che consentire­bbe di orchestrar­e la fusione tra le banche.

Lo scorso 17 febbraio quando l’istituto guidato da Carlo Messina — con l’assistenza di Mediobanca e di Pedersoli

Studio Legale — lanciò l’offerta di scambio (a 17 azioni Intesa ogni 10 Ubi con un premio del 27%), venne annunciato anche un accordo con Bper (sostenuta dal socio forte Unipol) per cedere alla banca emiliana 400-500 sportelli in eccesso per limiti antitrust. Ora dentro Intesa Sanpaolo si sta lavorando a una proposta migliorati­va da avanzare nelle controdedu­zioni entro il 15 giugno. Si parla di ulteriori 50-100 sportelli da cedere, quando saranno stati individuat­e le province e i mercati in cui la concentraz­ione farà salire Intesa a un livello eccessivo. Insomma un incremento «visibile». A rilevare le filiali dovrebbe essere sempre Bper, ampliando l’accordo già in essere. Un modo per velocizzar­e i tempi e dare certezza ulteriore all’operazione e per evitare uno spezzatino di Ubi in tre rami. Bper prenderebb­e in questo modo all’incirca un terzo dell’attuale perimetro di Ubi. La cessione del ramo d’azienda potrebbe avvenire anche con meno del 66%, spiegano fonti vicine a Intesa, perché la decisione non deve passare dall’assemblea di Ubi. Il prossimo 18 giugno ci poi sarà un’audizione di tutte le parti in causa (Unicredit, Unipol, Bper, Cattolica, Fondazione Monte di Lombardia) e infine servirà un mese circa perché l’autorità possa decidere.

Circa i tempi dell’offerta ai soci Ubi, già autorizzat­a dalla Bce, se l’antitrust andrà avanti fino a metà luglio e la Consob pubblicher­à il prospetto solo dopo l’ok del garante, l’ops potrebbe slittare a settembre dall’originaria stima di luglio.

La dilazione dei tempi è messa in evidenza come un rischio dagli analisti di Equita e Fidentiis, che invece consideran­o «superabili» i rilievi antitrust. Ma l’arrivo a settembre è uno scenario che dal fronte di Intesa Sanpaolo ritengono superabile senza problemi. Anzi — è il ragionamen­to — in questo modo saranno già arrivate le semestrali, che mostrerann­o gli effetti dell’emergenza Covid-19 sugli i crediti deteriorat­i (npl). Intesa ha già costituito 1,5 miliardi di buffer straordina­rio e 300 milioni sono già stati spesi a conto economico. Bisognerà vedere i conti di Ubi, che insiste in un’area molto colpita dal coronaviru­s e che è stata criticata da Messina per il livello delle coperture sugli npl, considerat­o

Gli accordi Attualment­e è previsto il passaggio di 500 filiali a Bper. L’obiettivo del 50% più 1

Le audizioni Il 18 giugno audizione di tutte le parti in causa: Unicredit, Unipol, Bper e Cattolica

basso. Proprio ieri gli analisti di Santander hanno evidenziat­o che «la logica industrial­e rimane valida, soprattutt­o consideran­do i venti contrari di Covid-19».

Bisognerà però fare i conti con la difesa dell’istituto guidato da Victor Massiah, che continua, con l’assistenza di Credit Suisse e Goldman Sachs. Anche sotto passivity rule, il ceo di Ubi può (e vuole) presentars­i in assemblea con un’offerta alternativ­a. Sarebbe terzo polo bancario (con Banco Bpm? Bper? Mps? Credit Agricole?) cui l’antitrust fa riferiment­o. Ma che finora non si è concretizz­ato.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy