Le proposte Shell Italia. Brun: per noi è già transizione
MILANO Semplificazione, sburocratizzazione e tempi certi. Il «mantra» della ripartenza dell’industria è ormai condiviso. E a ribadirlo proprio in questi termini, con un documento inviato a stakeholder privati e pubblici nazionali, è oggi anche il maggior investitore estero nel settore oil&gas, la Shell Italia guidata dall’amministratore delegato Marco Brun.
In Italia, Shell è conosciuta soprattutto per essere azionista di peso nei giacimenti petroliferi della Basilicata (il 39% in val d’agri con l’eni, il 25% a Tempa Rossa con Total e Mitsui). Ma sul territorio nazionale è presente dal lontano 1912. Ha attività nel settore gas naturale (500 grandi clienti business) e nei lubrificanti con uno stabilimento a Cisliano, nel milanese (i lubrificanti servono anche far muovere con maggiore efficienza le pale eoliche). Nelle rinnovabili ha pianificato di sviluppare grandi progetti (in gergo, «utility scale») nel solare fotovoltaico per una capacità di 1 Gigawatt nei prossimi 5 anni. Nella mobilità elettrica può far leva su Shell re-charge (170mila punti di ricarica in Europa) e sulle batterie del sistema Sonnen, che intende sviluppare anche sul territorio nazionale.
«Forse vale la pena ricordare che oggi una grande opera — dice Brun — cioè un’opera 15,8 anni Il periodo di tempo necessario in media in Italia perché una grande opera veda la luce
Circa 8 anni sono dovuti a inerzia burocratica con un investimento superiore a 100 milioni, impiega in media 15,8 anni per vedere la luce, di cui 8 per inerzia burocratica». Ecco perché, soprattutto in riferimento alla produzione nazionale di energia e agli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima (il «Pniec 2030»), il mantra semplificazione-burocrazia-tempi diventa più che mai attuale. E, andando sul concreto, potrebbe essere tradotto in procedure più focalizzate sull’obiettivo. Adottando ad esempio la cosiddetta miliardi la stima dell’ammontare degli impegni nel settore oil&gas del gruppo Shell in Italia, il maggior investitore estero sul territorio nazionale
«Autorizzazione unica» di progetti e investimenti. Avrebbe il pregio di ovviare ai veti incrociati tra le diverse amministrazioni (centrali, regionali, locali) e all’inerzia di quelle che preferiscono non decidere per non incorrere nella trappola della responsabilità amministrativa.
Inutile nascondersi che uno dei modelli di riferimento è anche quello del ponte di Genova. In riferimento a investimenti o progetti giudicati strategici, o comunque rilevanti per raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale energia e clima, potrebbe essere prevista una sorta di «fast track», di corsia veloce.
Proposte che suonano curiose se avanzate da un gruppo che produce petrolio e gas. «Ma Shell ha appoggiato sin da subito gli obiettivi di Parigi 2015 — risponde Brun — e dallo scorso aprile si è impegnata a portare a zero entro il 2050 le sue emissioni nette. Per noi la transizione energetica è già iniziata».
● Shell è presente in Italia dal 1912 (nella foto il country manager Marco Brun)
● Il gruppo è attivo nei settori oil&gas; gas and power; lubrificanti; new energies
Autorizzazione unica Il modello di «autorizzazione unica» dalle amministrazioni centrali e periferiche
● I giacimenti in Basilicata coprono il 10% del fabbisogno nazionale ma potrebbero arrivare al 30%