Corriere della Sera

Giletti: sono un po’ anarchico e difendo la tv delle inchieste

«Fazio fa intratteni­mento. D’urso? La quantità fa perdere la qualità»

- Renato Franco

Domenica Massimo Giletti chiude su La7 la stagione di Non è l’arena.

Qual è il suo bilancio?

«Sono già proiettato al futuro, sono sempre alla ricerca del domani e godo poco il presente, però è stata un’annata straordina­ria, abbiamo chiuso con una media del 7% di share».

La scarcerazi­one di 300 mafiosi, le dichiarazi­oni di Nino Di Matteo «fatto fuori» da Bonafede, la prima intervista a Palamara: nelle ultime settimane ha fatto diversi scoop.

«Io ho un unico obiettivo: tentare di raccontare la verità attraverso le nostre inchieste. La storia di Bonafede conferma che la verità è un’utopia, soprattutt­o quando tocca il potere dei palazzi. Ho addosso una tristezza personale nel vedere che ci sono ancora troppi misteri: il mantra di Casaleggio era che al minimo dubbio non bisognava avere dubbi. Ma vedo che il palazzo continua a non dare risposte. Sembra di vivere storie passate, il che significa che è cambiato

Il caso

In diretta su La7 da Giletti il magistrato Nino Di Matteo ha accusato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di avergli negato nel 2018 la nomina a capo del Dipartimen­to dell’amministra zione penitenzia­ria (Dap), per via di alcune pressioni ricevute da boss mafiosi poco o nulla: chi sta al potere prende i germi del potere».

Grazie per l’ottimismo, a sentirla non c’è nessuna speranza.

«Mi è rimasta impressa una frase della moglie di Totò Riina: alla fine scoprirete che i peggiori non siamo noi. Ma noi dobbiamo andare avanti, la speranza è nella foto che ho nel mio studio: gli occhi di Falcone e Borsellino, quel sorriso deve guidarci».

Lei di solito affrontava anche temi leggeri, la pandemia ha cambiato la scaletta?

«Ogni stagione ha un suo percorso, quanto è successo non poteva non influire sul racconto, sarebbe stato stonato e fuori luogo affrontare certi temi: il Covid ha infettato anche la scaletta».

A proposito: con i virologi non è stato tenero...

«La scienza è in continuo divenire, procede per test e tentativi, non arriva subito al risultato: quello che contesto ai Burioni, ai Pregliasco è che non abbiano avuto l’onestà di dire: abbiamo sbagliato».

Lei è uno che divide.

«Ognuno di noi ha un suo modo di essere, io sono un po’anarchico, vado controcorr­ente. Nella liturgia televisiva questo viene spesso criticato, ma ho un pubblico che mi segue per quello che faccio».

Non ha invitato troppe volte Salvini e Meloni?

«Farne una questione numerica è riduttivo: i politici di sinistra fanno scelte diverse da quelli di destra, che tendono ad andare più spesso in television­e. Zingaretti, per dire, è più cauto, anche se da me è venuto due volte. La vera cosa importante è una: le domande che si fanno».

La Lega la vorrebbe candidato sindaco a Torino...

«Mio fratello ebbe un voto nullo quando ci fu l’elezione di Mattarella: in famiglia abbiamo già dato».

Da lei gli animi a volte so

Volto Massimo Giletti è nato a Torino 58 anni fa. Domenica su La7 va in onda l’ultima puntata stagionale di «Non è l’arena»

no accesi: è voluto o casuale?

«Nella tv italiana la dialettica è sempre stata molto accesa, penso che la passione sia sempre un vantaggio, poi gestirla è il compito di chi fa questo lavoro: l’importante è riportare il discorso al contenuto di cui si discute».

La domenica è il giorno più difficile per gli ascolti: la fiction su Rai1, Fazio e Barbara D’urso...

«Con il calcio è ancora più complesso, ma mi sono sempre piaciute le sfide difficili, anche Cairo disse che era una follia, ma io scelsi la domenica per misurami con Fazio».

«Non è l’arena» Un anno straordina­rio per «Non è l’arena», chiudo con una media del 7% di share

Perché?

«Misurarsi con i numeri uno è sempre molto più interessan­te e stimolante. Quando portai La7 al 13% e battemmo Rai1 fu una soddisfazi­one enorme».

Le piace Fazio?

«Ha tantissimi meriti e un modo di fare tv diverso dal mio: io faccio inchieste, lui fa intratteni­mento».

E Barbara D’urso?

«È un tesoro per Mediaset, è una stacanovis­ta straordina­ria, il problema è che se fai tanta quantità inevitabil­mente perdi di qualità».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy