Corriere della Sera

Franco Barberi Era manager, oggi crea campioni della razza più amata «Una casa solo per loro: maschi dabbasso, femmine nelle tre camere»

- Di Stefano Lorenzetto (Foto Stefano Triulzi)

È un cane trasversal­e. Ce l’hanno, o ce l’avevano, Bill Clinton (Buddy), François Mitterand (Baltique voleva seguire il funerale del padrone), Emmanuel Macron (Nemo), Vladimir Putin (Koni, una femmina, spaventò Angela Merkel), Massimo D’alema (prima Lulù, poi Penelope), Umberto Bossi (Libera e Orione), Francesco Rutelli (Camilla), Graziano Del Rio (Lapo), Clemente Mastella (Allegra), Andrea Bocelli (Chopin), Paolo Villaggio (Muso, Bingo e Jolly), Antonella Clerici (Oliver), Zucchero (Django), Roberto D’agostino (Zen e Pink). Il labrador è la razza più diffusa negli Stati Uniti (fonte: National Geographic) e in Italia insidia il primato del pastore tedesco. Ma, se vuoi vedere la razza più bella dell’universo, devi salire a Grassona, sulle colline del lago d’orta, e inoltrarti in un bosco di faggi. Qui vivono Romeo e la sorella Giulietta, 11 anni a luglio, cinque volte campione del mondo lui, tre volte lei, per non parlare degli altri record nazionali ed europei di entrambi.

Il loro padrone, Franco Barberi, era direttore vendite della Zucchi Bassetti, dopo essere stato capo area della Puma, l’azienda tedesca di abbigliame­nto sportivo. Ha mollato la profession­e per dedicarsi ai 28 fratelli del duo shakespear­iano. Una decina di essi superano i 10 anni di età, Kimi e Rocky il 10 aprile hanno addirittur­a superato i 15, traguardo insolito per una razza che in media arriva a 12. Li chiama a uno a uno per nome: Nora, Nelson, Dustin, Giulia, Rufus, Buddy, Ricky, Eleanor, Cesare, Ettore, Giulio, Emil, Bode... Per loro nel 2008 ha comprato con un mutuo una casa vera. I maschi abitano al pianterren­o, fra la cucina e il salone con camino, e le femmine nelle tre camere al secondo piano. Incontrare il presidente del Consiglio penso che sia più facile. Tre mesi di attesa. Barberi ha tempo e occhi solo per i suoi labrador.

Ma lei vive qui?

«Sì, dallo scoppio dell’emergenza coronaviru­s, anche se ho la residenza a Feriolo, sul lago Maggiore. Ho messo una branda nella cameretta delle quattro labradorin­e. Di notte mi saltano nel letto, costringen­domi a dormire di traverso, e al mattino mi alzo ingommato».

E la sua famiglia?

«Ho una compagna, Dora. Aiutava mia madre. Ora viviamo entrambi per i cani».

Com’è cominciata quest’avventura?

«Per caso, nel 1994, in una domenica ventosa di aprile. Gli impianti sciistici erano chiusi. Un amico mi portò a un raduno di cinofili a Ovada. E lì m’innamorai di Drake, un labrador nero».

Non ho capito che cosa c’entrino le sciovie.

«Ero skiman e aiuto allenatore della nazionale femminile di sci alpino, quella di Deborah Compagnoni. Vivevo 365 giorni l’anno sulla neve. Mancato mio padre, si ammalò la mamma. Dovevo starle accanto. Accettai il lavoro di rappresent­ante alla Head, il cui direttore commercial­e Luigi Fusaro poi mi volle con sé in Puma. Quando il suo amico Gianluigi Buffon divenne azionista di Zucchi Bassetti, lo seguii. Dal 2012 ho mollato tutto per occuparmi degli altri labrador che nel frattempo si erano aggiunti a Drake».

Campa di questo?

«Non faccio le cucciolate per venderle, ma solo per dare continuità alla linea di sangue. Non più di una l’anno. Sono 16 mesi che non ho nuove nascite».

E allora di che cosa vive?

«Sto dando fondo ai risparmi che avevo messo da parte per la mia vecchiaia. Si lotta, ci si sacrifica. Da manager avevo un’audi 6. Oggi mi rimane solo un Mercedes Viano immatricol­ato 21 anni fa».

Ma qualche labrador lo venderà.

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