M5S, alta tensione su Conte
Stati generali, c’è Colao. Ma il governo ha un nuovo piano. Immuni al via, scaricata da 2,5 milioni Di Battista attacca, lite con Grillo. Di Maio: nel Movimento il premier decisivo
Il pentastellato Alessandro Di Battista chiede «un congresso il prima possibile». Ma Beppe Grillo risponde con una battuta: «Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto». E il ministro Luigi Di Maio dice: «Conte è decisivo per il Movimento». Oggi Colao agli Stati generali.
ROMA L’affondo di Alessandro Di Battista non ha colto di sorpresa nessuno, perché ormai è chiaro il progetto del politico-reporter: scalare posizioni di potere nel Movimento, picconando il governo Conte e poi andare rapidamente al voto su Rousseau, dove conterebbero soprattutto i militanti e non i parlamentari e i big. Questi ultimi, a eccezione di Davide Casaleggio, gli sono ostili e non hanno alcuna fretta. Meglio restare con Vito Crimi reggente, rimandare l’appuntamento della leadership a ottobre e nel frattempo aprire le braccia a Giuseppe Conte. Perché se Di Battista lo fa provocatoriamente, Luigi Di Maio da giorni va dicendo ai suoi: «Sarei felice se Conte si dedicasse al Movimento. Sarei felice che si iscrivesse. Lo abbiamo proposto due volte candidato premier perché crediamo in lui e se iniziasse a dare un contributo più attivo al Movimento sarebbe importante». Ma l’ex capo politico va oltre e di fatto configura una possibile diarchia (anche se questo non lo dice): «Conte potrebbe rivestire il ruolo di candidato premier del M5S alle prossime elezioni».
Potrebbe sembrare strano e un po’ paradossale che il movimentismo del premier sia stato recepito inizialmente con fastidio e che ora invece ci sia un corteggiamento aperto. Ma non lo è affatto se si pensa che al momento Conte può giocare su tre fronti diversi: può considerarsi il futuro premier della coalizione, con la benedizione dei dem; può confluire nel Movimento e provare a guidarlo; può fondare un suo partito, che i sondaggi danno a cifre altissime.
Per questo i 5 Stelle provano a stanarlo. Anche perché non è sfuggito a nessuno l’ultimo sondaggio di Ipsos pubblicato del Corriere secondo il quale, se Conte guidasse il Movimento, questo potrebbe arrivare fino al 30 per cento. Secondo quanto confida Di Maio ad alcuni parlamentari, «Conte già ci ha fatto capire che è pronto a iscriversi al Movimento. Ora aspettiamo solo che lo comunichi ufficialmente».
Nell’attesa, Grillo pare molto preoccupato. Il suo tweet durissimo è il sintomo di un rapporto ormai deteriorato con l’ex parlamentare ma anche la riconferma della necessità, per il fondatore, di non picconare il governo né la coalizione con il Pd. Secondo alcune voci, a suggerire a Grillo l’intervento sarebbe stata Paola Taverna, possibile competitor nella leadership con Di Battista. Ma quello che è certo è che il fondatore, rimasto a distanza negli ultimi mesi, resta vigile e pronto a intervenire, nel suo ruolo di garante. Grillo era atteso mercoledì a Roma, per parlare con Virginia Raggi, e ora non si esclude un suo arrivo nella Capitale nei prossimi giorni.
Quello che preoccupa tutti, in realtà, è cosa succederà di qui a fine settembre, quando si terranno gli Stati generali. Tutti escludono che vengano anticipati. Ma non si può immaginare di lasciare libero Di Battista di lavorare ai fianchi l’esecutivo e il Movimento per tutto questo tempo. Sono in diversi, dunque, che lavorano per una soluzione di compromesso: una gestione collegiale con una segreteria politica o politburo, come lo chiamò per primo Stefano Buffagni, poi seguito da Giancarlo Cancelleri. Perché è chiaro che il gioco di sponda unisce Di Battista e Casaleggio per interessi convergenti più che per affinità politiche o umane, ma è anche chiaro che una scissione sarebbe drammatica per tutti. Per questo Di Maio spiega ai parlamentari che per ripartire il Movimento deve ricevere «il contributo di tutti», da Vito Crimi, «che sta facendo un lavoro straordinario in un momento di difficoltà», a Paola Taverna «che rappresenta un volto storico M5S», passando per Di Battista e Roberto Fico che Di Maio definisce «due pilastri per la ripartenza».
Solo un grande patto può salvare il Movimento da rovinose scissioni e solo l’appeasement potrà consentire, in un secondo momento, di far saltare quella autentica mina che è il tetto dei due mandati, in grado di decimare la classe politica del Movimento, da Taverna a Fico, da Di Maio a Patuanelli.
Il grimaldello per far saltare il vincolo, ribadito da Casaleggio, sarebbe il via libera al doppio mandato almeno per i sindaci. Una mossa che consentirebbe alla Raggi di ricandidarsi, mentre Chiara Appendino preferirebbe approdare a un ministero o nel futuro «politburo». Ma soprattutto aprirebbe la strada a una ridiscussione del totem originario M5S, il «non professionismo» dei politici.
Il compromesso
La necessità di un compromesso per evitare il logorio causato da Di Battista
Il doppio mandato L’idea di far saltare il vincolo, difeso da Casaleggio, per salvare la classe politica di oggi