Corriere della Sera

Avviso a Conte, lite con Grillo Di Battista spacca i 5 Stelle

«Ora un’assemblea costituent­e, vediamo chi vince». No del fondatore «Il premier non tema. A lui il 30%? ricordo Monti...». Il Pd: è «stai sereno»

- Cesare Zapperi

Alla sua prima uscita pubblica dopo un lungo silenzio, Alessandro Di Battista in un colpo solo infiamma la dialettica interna del Movimento 5 Stelle, rimedia una stroncatur­a fulminante da Beppe Grillo e manda una rassicuraz­ione al premier Giuseppe Conte così condita da altolà da far dire al vicesegret­ario del pd Andrea Orlando «è come se avesse detto al premier stai sereno...».

«Chiedo il prima possibile un congresso — spiega nel primo pomeriggio l’ex deputato a Lucia Annunziata che lo intervista a Mezz’ora in più su Rai3 —. Usiamo anche questa vecchia parola, o assemblea costituent­e o Stati generali del Movimento 5 Stelle per costruire un’agenda politica e vedremo chi vincerà...». Subito arriva la reazione, sarcastica quanto dura, di Beppe Grillo: «Dopo i terrapiatt­isti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto... ma ecco l’assemblea costituent­e delle anime del Movimento. Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film “Il giorno della marmotta”».

Il botta e risposta è spiazzante. Ma la controreaz­ione di Di Battista spiega perché in ballo non c’è solo il futuro del

M5S ma la tenuta dello stesso governo. L’ex deputato rivendica la necessità di un congresso «perché è bene che il Movimento si faccia carico del disagio sociale che sta arrivando prima che se lo facciano coloro che l’hanno provocato!». Una sottolinea­tura che, indirettam­ente, richiama chi siede nell’esecutivo a superare ritardi e inerzie per rispondere concretame­nte alle richieste dei cittadini.

La necessità di una nuova leadership del M5S si intreccia con il ruolo e l’efficacia dell’azione del premier. Tanto più ora che si arricchisc­e con la suggestion­e, evocata dal sondaggio del Corriere, del peso che avrebbe una investitur­a al vertice del M5S di Giuseppe Conte. Di Battista non chiude la porta ma indica una condizione: se il premier vuole fare il leader del M5S «si deve iscrivere e candidarsi al congresso». E aggiunge, velenoso: «Dicono che con lui arriveremo al 30%? Vorrei ricordare i sondaggi che facevano su Monti. Siamo diventando una sondaggioc­razia».

I giudizi su Conte e sul governo entrano a pieno titolo nelle dinamiche interne del Movimento. L’ex deputato romano conferma che non voleva l’asse con il Pd ma precisa anche: «Non voglio picconare nessuno» (e di qui il commento ironico di Orlando). Di Battista però non lesina critiche e osservazio­ni pungenti. Si dice «fortemente contrario» alla vendita delle navi all’egitto e alla permanenza di Claudio Descalzi al vertice dell’eni. Conferma l’ostilità al rinnovo della concession­e autostrada­le ad Atlantia. Ribadisce il no al Mes e al Ponte sullo Stretto. E affida all’esecutivo un vaticinio pesante: «Quando finirà la cassa integrazio­ne, questo Paese sarà peggio del 2012».

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Il giorno della marmotta Nel film Ricomincio da capo, citato da Grillo, Bill Murray ogni mattina si sveglia e rivive lo stesso giorno, incessante­mente: il 2 febbraio, negli Usa «giorno della marmotta»

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