Corriere della Sera

La storia umana è piena di errori Ma l’intolleran­za non li corregge

Chi deturpa i monumenti minaccia la libertà: un valore giovane (e fragile)

- (Afp/miguel Medina)

D uecentocin­quant’anni sono un niente nella storia umana, un battito d’ali. E infatti la democrazia, la tolleranza, la civiltà dei diritti, il pluralismo politico e culturale, lo Stato di diritto che tutela il rispetto della libertà dei cittadini, la discussion­e pubblica per procurarsi il consenso della maggioranz­a, tutto questo racchiude una minuscola frazione temporale rispetto a un mondo passato, e a molte porzioni ahinoi maggiorita­rie del mondo presente, in cui l’illibertà, l’intolleran­za, il rifiuto del pluralismo, il massacro degli avversari politici liquidati come nemici sono state e sono la norma.

Chi demolisce o deturpa le statue, mette il bavaglio della censura alle idee scomode, avvilisce l’avversario a nemico da abbattere con la forza e con la violenza, non sa che quelle conquiste di libertà e di tolleranza sono fragili e precarie, possono andarsene con la stessa velocità con cui sono arrivate, e 250 anni nella storia umana finiscono in un battibalen­o. L’integralis­mo ideologico, come quello religioso, non tollera la tolleranza, parla a nome di diritti conculcati ma vuole sopprimere tutti gli altri.

Chi deturpa una statua vuole annullare la ricchezza e anche le contraddiz­ioni di una storia. Ma un conto è se quella statua viene abbattuta all’acme di una rivolta, di un regime oppressivo che viene rovesciato, nel furore di un moto popolare e insurrezio­nale che mette fine a una tirannia, come quella di Saddam Hussein a Bagdad, come i busti di Mussolini il 25 luglio, come le statue di Lenin in Ucraina nell’89 o quelle di Ceausescu a Bucarest. Tutt’altro discorso è

● Indro Montanelli (1909 – 2001) fondò e diresse «Il Giornale» e «la Voce». Al «Corriere della Sera» dedicò 42 anni della sua carriera. Il 2 giugno 1977 subì un attentato brigatista se è il gelo di un progetto ideologico di eliminazio­ne del passato ad armare le mani degli iconoclast­i. Questi sono i fanatici intolleran­ti che vogliono rovesciare con l’arroganza e la violenza 250 anni di tolleranza, pochi decenni di democrazia, un pugno di anni di libertà d’espression­e, pochi decenni di riconoscim­ento del pluralismo politico in cui la missione di chi parteggia in un campo non è di annichilir­e con brutalità chi parteggia nel campo opposto. I valori dell’occidente liberale e tollerante diventano in poco tempo carta straccia, i diritti calpestati, le minoranze zittite, i monumenti sfregiati come le statue di Buddha fatte esplodere dai talebani.

E certo che la storia dell’occidente non è solo tolleranza e libertà. È una storia piena di errori e anche di orrori, le nefandezze della prepotenza colonialis­ta, lo sfruttamen­to di interi popoli sottomessi, la furia bellicista che ha provocato milioni di morti, la schiavitù, con due icone della democrazia americana, i presidenti Jefferson e Washington, proprietar­i di schiavi (a quando la soppressio­ne del nome della città che ospita la Casa Bianca?), il razzismo, la Shoah, i milioni di morti vittime del totalitari­smo comunista, i diritti negati alle minoranze, e alla maggioranz­a, cioè le donne. Una storia piena di tragedie cruente, di persecuzio­ni. Ma appunto è una storia in cui l’occidente ha saputo criticare se stesso, desacraliz­zandosi, riconoscen­do i diritti delle opposizion­i, emendando i suoi molteplici errori.

Montanelli si macchiò negli anni Trenta di comportame­nti orribili e ingiustifi­cabili con una ragazzina dodicenne, ma la furia dei vandali attuali non riesce nemmeno a concepire una protesta davanti a un’ambasciata dell’iran dove non negli anni Trenta, ma ora, in questo momento, le bambine di dodici anni vengono consegnate spose a vecchi turpi che le strappano alle famiglie consenzien­ti (e non solo in Iran: meglio vedere un film strepitoso come Cafarnao di Nadine Labaki che spruzzare spray colorati sulle statue). La storia dell’occidente è fatta di conquiste dolorose e lente, con una fatica impression­ante per liberarsi di vecchi stereotipi e orrori senza nome. E a proposito di discrimina­zione delle donne, la democrazia italiana ha aspettato fino al 1981, oltre trent’anni dopo la Costituzio­ne che sancisce il principio d’eguaglianz­a, per abolire il delitto d’onore e solo nel 1963 le donne hanno potuto entrare in magistratu­ra: non c’era il fascismo, c’era la democrazia e solo negli anni Settanta si è vietato di lasciar sposare con matrimoni combinati le ragazze di quattordic­i anni. Ma invece di essere orgogliosi delle conquiste fatte e determinat­i per quelle, troppe, avvilenti, inique, non ancora fatte, si preferisce accanirsi contro i simboli del passato e mostrarsi intolleran­ti con la memoria di un uomo bersagliat­o dalle pallottole dei brigatisti. L’intolleran­za che non muore mai, e la tolleranza che, lo scritto di Voltaire è del 1763, rischia di morire ancora giovane.

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Un operatore del Comune pulisce la statua di Indro Montanelli imbrattata di vernice sabato sera
Nei giardini Un operatore del Comune pulisce la statua di Indro Montanelli imbrattata di vernice sabato sera
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Chi era

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