La storia umana è piena di errori Ma l’intolleranza non li corregge
Chi deturpa i monumenti minaccia la libertà: un valore giovane (e fragile)
D uecentocinquant’anni sono un niente nella storia umana, un battito d’ali. E infatti la democrazia, la tolleranza, la civiltà dei diritti, il pluralismo politico e culturale, lo Stato di diritto che tutela il rispetto della libertà dei cittadini, la discussione pubblica per procurarsi il consenso della maggioranza, tutto questo racchiude una minuscola frazione temporale rispetto a un mondo passato, e a molte porzioni ahinoi maggioritarie del mondo presente, in cui l’illibertà, l’intolleranza, il rifiuto del pluralismo, il massacro degli avversari politici liquidati come nemici sono state e sono la norma.
Chi demolisce o deturpa le statue, mette il bavaglio della censura alle idee scomode, avvilisce l’avversario a nemico da abbattere con la forza e con la violenza, non sa che quelle conquiste di libertà e di tolleranza sono fragili e precarie, possono andarsene con la stessa velocità con cui sono arrivate, e 250 anni nella storia umana finiscono in un battibaleno. L’integralismo ideologico, come quello religioso, non tollera la tolleranza, parla a nome di diritti conculcati ma vuole sopprimere tutti gli altri.
Chi deturpa una statua vuole annullare la ricchezza e anche le contraddizioni di una storia. Ma un conto è se quella statua viene abbattuta all’acme di una rivolta, di un regime oppressivo che viene rovesciato, nel furore di un moto popolare e insurrezionale che mette fine a una tirannia, come quella di Saddam Hussein a Bagdad, come i busti di Mussolini il 25 luglio, come le statue di Lenin in Ucraina nell’89 o quelle di Ceausescu a Bucarest. Tutt’altro discorso è
● Indro Montanelli (1909 – 2001) fondò e diresse «Il Giornale» e «la Voce». Al «Corriere della Sera» dedicò 42 anni della sua carriera. Il 2 giugno 1977 subì un attentato brigatista se è il gelo di un progetto ideologico di eliminazione del passato ad armare le mani degli iconoclasti. Questi sono i fanatici intolleranti che vogliono rovesciare con l’arroganza e la violenza 250 anni di tolleranza, pochi decenni di democrazia, un pugno di anni di libertà d’espressione, pochi decenni di riconoscimento del pluralismo politico in cui la missione di chi parteggia in un campo non è di annichilire con brutalità chi parteggia nel campo opposto. I valori dell’occidente liberale e tollerante diventano in poco tempo carta straccia, i diritti calpestati, le minoranze zittite, i monumenti sfregiati come le statue di Buddha fatte esplodere dai talebani.
E certo che la storia dell’occidente non è solo tolleranza e libertà. È una storia piena di errori e anche di orrori, le nefandezze della prepotenza colonialista, lo sfruttamento di interi popoli sottomessi, la furia bellicista che ha provocato milioni di morti, la schiavitù, con due icone della democrazia americana, i presidenti Jefferson e Washington, proprietari di schiavi (a quando la soppressione del nome della città che ospita la Casa Bianca?), il razzismo, la Shoah, i milioni di morti vittime del totalitarismo comunista, i diritti negati alle minoranze, e alla maggioranza, cioè le donne. Una storia piena di tragedie cruente, di persecuzioni. Ma appunto è una storia in cui l’occidente ha saputo criticare se stesso, desacralizzandosi, riconoscendo i diritti delle opposizioni, emendando i suoi molteplici errori.
Montanelli si macchiò negli anni Trenta di comportamenti orribili e ingiustificabili con una ragazzina dodicenne, ma la furia dei vandali attuali non riesce nemmeno a concepire una protesta davanti a un’ambasciata dell’iran dove non negli anni Trenta, ma ora, in questo momento, le bambine di dodici anni vengono consegnate spose a vecchi turpi che le strappano alle famiglie consenzienti (e non solo in Iran: meglio vedere un film strepitoso come Cafarnao di Nadine Labaki che spruzzare spray colorati sulle statue). La storia dell’occidente è fatta di conquiste dolorose e lente, con una fatica impressionante per liberarsi di vecchi stereotipi e orrori senza nome. E a proposito di discriminazione delle donne, la democrazia italiana ha aspettato fino al 1981, oltre trent’anni dopo la Costituzione che sancisce il principio d’eguaglianza, per abolire il delitto d’onore e solo nel 1963 le donne hanno potuto entrare in magistratura: non c’era il fascismo, c’era la democrazia e solo negli anni Settanta si è vietato di lasciar sposare con matrimoni combinati le ragazze di quattordici anni. Ma invece di essere orgogliosi delle conquiste fatte e determinati per quelle, troppe, avvilenti, inique, non ancora fatte, si preferisce accanirsi contro i simboli del passato e mostrarsi intolleranti con la memoria di un uomo bersagliato dalle pallottole dei brigatisti. L’intolleranza che non muore mai, e la tolleranza che, lo scritto di Voltaire è del 1763, rischia di morire ancora giovane.