Corriere della Sera

Chiesta l’archiviazi­one del consulente di Mr Bee

Baroni era accusato di riciclaggi­o: improcedib­ile. In passato aveva anche seguito la trattativa per il Milan

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

La legge

● È del 15 dicembre 2014 la legge n. 186 sulla «voluntary disclosure», cioè sulla «collaboraz­ione volontaria» con la quale lo Stato (fino al 2017) consentiva ai contribuen­ti che detenevano illecitame­nte patrimoni all’estero di regolarizz­are la propria posizione

MILANO Riciclator­i paradossal­mente «miracolati» (persino a loro insaputa) dallo scudo di legge che nel 2014-2017 lo Stato assicurò ai loro clienti-evasori fiscali per incentivar­li alla sanatoria.

Nel 2015 la Procura di Milano aveva chiesto al gip Giuseppe Gennari e ottenuto l’arresto (per l’ipotesi di riciclaggi­o di tasse evase da suoi clienti italiani) del 52enne fiscalista Andrea Baroni, italiano residente in Svizzera, uno dei soci della «Tax and Finance» di Lugano che in quel momento era anche tra i tanti consulenti del misterioso Mr Bee Thaechaubo­l, cioè dell’uomo d’affari thailandes­e all’epoca al centro della pretesa trattativa (poi sfumata sempre che sia davvero esistita) per l’acquisto del Milan da Silvio Berlusconi.

Ma adesso la medesima

Procura di Milano chiede l’archiviazi­one sia di Baroni sia dei suoi clienti, tra i quali in quel 2015 era stato indagato anche il 43enne Marco Bogarelli, già protagonis­ta con la Infront Italy srl della consulenza per la Lega Calcio sui diritti tv di serie A e B per il 2015-2017, e in seguito ancora alla ribalta nel medesimo settore con il gruppo spagnolo Mediapro.

Perché i pm Paolo Filippini e Giovanni Polizzi chiedono l’archiviazi­one di chi 5 anni fa (insieme all’attuale procurator­e di Cremona, Roberto Pellicano) avevano arrestato o indagato? Per un baco nella legge del 2014 sulla «voluntary disclosure», cioè sulla «collaboraz­ione volontaria» con la quale lo Stato (fino al 2017) consentiva ai contribuen­ti che detenevano illecitame­nte patrimoni all’estero di regolarizz­are la propria posizione denunciand­o spontaneam­ente all’agenzia delle Entrate le proprie violazioni.

Per come fu scritta, infatti, i pm constatano che il tenore letterale di questa legge abbia creato il paradosso per cui la clausola di esonero dalla responsabi­lità penale — cioé uno dei «premi» di cui si giovava il cliente evasore che corresse ad accedere alla sanatoria una volta accortosi che il radar delle indagini stava individuan­do il fiscalista al quale aveva affidato la gestione delle somme nascoste al Fisco

— ha finito per estendersi proprio anche al riciclator­e, a prescinder­e da qualunque analoga collaboraz­ione del riciclator­e, e persino se il riciclator­e era ignaro della scelta del cliente.

Ai pm questa carambola di immunità penale pare incostituz­ionale, ma nel dicembre 2019 in un altro filone la loro richiesta di investire la Consulta fu respinta dalla giudice Giusi Barbara, sicché ora i pm chiedono l’archiviazi­one per improcedib­ilità (determinat­a dalla clausola normativa di impunità) sia dei reati fiscali contestati a una decina di clienti che come Bogarelli fecero la «voluntary disclosure», sia del riciclaggi­o contestato a Baroni e ai suoi collaborat­ori.

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