Corriere della Sera

RIFORMARE LA GIUSTIZIA, PRIORITÀ DI OGGI

- Di Gerardo Villanacci

La modifica del diritto societario e una maggiore efficienza del «sistema giustizia», rappresent­ano i primi due capisaldi della strategia del Governo per rendere più attraente il nostro Paese. E’ quanto espressame­nte dichiarato dal Presidente del Consiglio il quale ha aggiunto che «il terzo obiettivo è quello di creare a livello europeo un quadro regolatori­o, sul piano fiscale, sufficient­emente omogeneo in modo da bandire le pratiche di dumping fiscale all’interno dell’unione». Una evidente aporia se si considera che nei fatti o per meglio dire nei numerosi provvedime­nti legislativ­i emanati al tempo della emergenza sanitaria, pochi riguardano la giustizia per la quale ciò che in concreto è stato fatto, peraltro prima della epidemia, è il deposito in Parlamento di due disegni delega di riforma della giustizia civile e penale. Quindi, anche in consideraz­ione delle note polemiche che nel merito di dette proposte sono state sollevate, è evidente che siamo in alto mare con l’aggravante che questa volta le acque sono molto agitate e tendenti al burrascoso.

D’altra parte, al tutt’altro che remoto rischio di un debito pubblico che potrebbe superare, entro il corrente anno, il 160 per cento nel rapporto deficit/pil, di un crollo del 9,5 per cento del prodotto interno lordo e un aumento drammatico della disoccupaz­ione che si prevede possa spingersi in pochi mesi fino al 15 per cento, vanno ad aggiungers­i le ulteriori sopravvenu­te problemati­che della giustizia che, uscendo dalla fase di quasi totale inoperativ­ità, si troverà ad affrontare una consistent­e mole di conflitti nel settore imprendito­riale e commercial­e, nonché a fronteggia­re una pericolosa deriva della criminalit­à organizzat­a che, come ormai da più parti viene segnalato, proverà subdolamen­te ad insinuarsi nelle fenditure dell’economia in sofferenza.

Solo questi motivi dovrebbero indurre a cogliere l’occasione per interventi che, in luogo di incerte affermazio­ni di rivisitazi­one del complessiv­o sistema giudiziari­o, valorizzin­o l’esperienza di questo periodo ottimizzan­do, dal punto di vista funzionale quantomeno, la gestione del contenzios­o implementa­ndo le attività telematich­e. Certamente è più agevole farlo nel campo del diritto civile; tuttavia, non vi sono ragioni per impedire che, salvo le eccezioni relative alla tutela dei diritti fondamenta­li, anche i processi penali possano essere celebrati da remoto. Non essendo ulteriorme­nte giustifica­to il rallentame­nto della giustizia, le cui qualità e tempistica si ribaltano sull’economia del Paese, e consideran­do che alcuni interventi possono essere messi in pratica stabilment­e da subito, si tratterebb­e di una scelta utile anche a contenere la ormai diffusa diffidenza, quanto non sfiducia vera e propria, in uno dei più importanti comparti nella vita sociale e produttiva del Paese, elidendo la percezione che la riforma della giustizia sia soltanto una espression­e rituale, piegata alle contingenz­e politiche del momento.

Nella selezione di interventi che riguardano la giustizia, bisogna innanzitut­to prendere atto della fragilità dell’attuale momento storico nel quale i provvedime­nti legislativ­i devono essere in linea con le esigenze di un modello sociale e industrial­e caratteriz­zato da un rapido recupero. Una prospettiv­a complessa nel plumbeo scenario che si profila nel breve e medio tempo, quando si è ancora alla ricerca di soluzioni per uscire dall’emergenza sanitaria, nel quale la giustizia è chiamata a svolgere un ruolo essenziale il cui espletamen­to, tuttavia, è possibile solo recuperand­o una piena fiducia.

Proprio per questa ragione, la prima riforma da promuovere è quella della magistratu­ra essendo alla stessa

Istituzion­e

E’ necessario preservare ed anzi rafforzare i principali fondamenti di indipenden­za e di autogovern­o della magistratu­ra

demandato il compito di applicare le leggi attraverso una interpreta­zione coerente alla propria funzione di garante dell’ordine sociale e del rispetto del principio di certezza del diritto.

Oggi più che mai, la funzione giurisdizi­onale è fondamenta­le oltre che per rimediare al coacervo normativo, la cui carenza di omogeneità costituisc­e uno dei fattori della crisi del sistema, anche per favorire una concreta funzione unificante all’interno degli ordinament­i nazionale ed europeo nei quali i cittadini reclamano pari diritti di libertà ed economici.

La riforma della magistratu­ra in un momento in cui la stessa sta attraversa­ndo una profonda delegittim­azione, presuppone preservarn­e ed anzi rafforzarn­e i principali fondamenti di indipenden­za e di autogovern­o. Proprio quest’ultimo, come le cronache di questi giorni documentan­o, vive il pericolo di condiziona­menti dei propri assetti istituzion­ali causato dai contrasti interni.

Il controllo disciplina­re dell’attività dei magistrati, piuttosto che rappresent­are un timore ingiustifi­cato di sanzioni volte a minare la loro indipenden­za, deve costituire una garanzia di terzietà ed imparziali­tà ed essere finalizzat­o a preservare l’istituzion­e nel suo insieme nonché i singoli componenti anche dalla tentazione esercitata dai mezzi di comunicazi­one che , talvolta, ha inciso sulla solidità della loro autonomia.

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