MUSEI E WEB, IMPOSSIBILE TORNARE INDIETRO
Siamo all’anno zero. A lungo, i musei hanno utilizzato il web e i social soprattutto come vetrine dove postare mostre, iniziative, eventi. Con un esito sorprendente: i visitatori del Louvre o degli Uffizi sono molti più di coloro che accedono ai social di queste istituzioni. Il Covid ha costretto tutti i musei a ridefinire radicalmente i propri palinsesti comunicativi: in tempi rapidi, senza precise strategie, assecondando l’emergenza. A tali scenari L’UNESCO e ICOM dedicano ora un documento, «Museums Around the World in the Face of Covid-19», che fotografa una crisi drammatica ( taglio del personale, riduzione delle attività, rischi di chiusure definitive). Inoltre, il report individua alcune best practices: le risposte più creative offerte dai musei durante i mesi della quarantena. Tra i casi virtuosi, insieme con il Muo di Zagabria, la Gamec di Bergamo, che ha creato uno show radiofonico online (sia live che registrato) scaricabile su Youtube o Soundcloud. Un segnale «politico» importante in una zona del Nord Italia ferita a morte: la Gamec come sacca di resistenza, come luogo di democrazia per un’intera comunità. E ora? I musei commetterebbero un grave errore se tornassero al precoronavirus. Chiamati a ripensare i paradigmi, adesso dovranno provare a saldare esperienza on-line ed esperienza off-line. Perciò, dovranno investire competenze, tempo ed energia, per sviluppare ulteriormente le opportunità della Rete, arricchendo piattaforme, siti e social di apparati ipertestuali, app, videogame e sperimentazioni legate al virtuale. Senza mai dimenticare, però, che, come ha ricordato il filosofo Boris Groys, «internet è un mezzo d’informazione, ma l’informazione è sempre informazione di qualcosa e questo qualcosa si trova (…) al di fuori di internet». Nella consapevolezza che l’arte custodisce una propria inviolabile corporeità: e chiede sempre di essere incontrata dal vivo, in un confronto unico, irripetibile.