Corriere della Sera

INTERVENTI E REPLICHE

I docenti hanno voglia di farsi sentire

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Caro direttore, come docenti desideriam­o commentare l’articolo di Ernesto Galli della Loggia (Corriere, 5 giugno). Gli insegnanti parlano ma non vengono ascoltati, il nostro silenzio è dunque solo il riflesso dell’attenzione selettiva dei media. Chi parla a nome dei docenti? Molti intervengo­no a vario titolo, ma noi non veniamo mai intervista­ti. I partiti parlano quando hanno in mente l’ennesima riforma, che regolarmen­te diventa un cambio di nomenklatu­ra e una cornice burocratic­a sempre più asfissiant­e. La politica ha prodotto cambiament­i sganciati dalla realtà. Dall’obbligo scolastico a 16 anni, che fa terminare il percorso in un segmento non conclusivo, all’aumento del numero di studenti per classe, alle esigue risorse per l’edilizia, ai concorsi ordinari trasformat­i ope legis in abilitanti, riservati, straordina­ri, che immettono in ruolo nuovi docenti senza vera selezione. L’autonomia è stata un’opzione che non ha aiutato il migliorame­nto qualitativ­o della scuola ma ne ha ulteriorme­nte approfondi­to le diseguagli­anze. È necessario abbassare il numero di studenti per classe, limitare i progetti extra-curricular­i per evitare che le scuole diventino vetrine finalizzat­e a catturare iscrizioni. Per il prossimo anno scolastico devono essere immesse più risorse, modificati i percorsi di accesso perché l’immissione in ruolo dev’essere possibile senza creare precariato. Attendiamo progetti di sburocrati­zzazione, valorizzaz­ione del ruolo docente e un nuovo status per i dirigenti, costretti a temere in ogni momento di incorrere nelle pieghe dei codici penale e civile. In conclusion­e, la scuola non può vivere di slogan. Se voleste ascoltare, la lista potrebbe continuare, dandoci modo di dimostrare che i docenti non solo sanno parlare ma hanno una gran voglia di farsi sentire.

Laura Sau, Istituto Cobianchi Verbania (VB) Francesca Salvadori, Istituto Majorana Grugliasco (TO)

Code nei negozi

Siamo tornati alla quasi normalità, ma io ho difficoltà ad accettare che nelle code alla cassa dei negozi ci sia sempre qualcuno, diciamo, distratto, che si avvicina e non pensa a mantenere le distanze. E sembra quasi di dare fastidio se lo si fa notare.

Maria Delsano, Milano

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