Corriere della Sera

Lanciò con cultura, talento e rigore 4 esordi da un milione di copie

- Di Stefano Mauri

Mi piace immaginare di scrivere questo ricordo di Luigi Spagnol assieme a lui e tra virgolette inserirò le frasi di un suo discorso recente. Già trent’anni fa condividev­amo lo stesso ufficio come i fratelli di lavoro che siamo sempre stati. Lui era entrato come undicesimo impiegato e io come tredicesim­o della Longanesi. Cominciava i suoi primi passi da editor. Tra il padre, che aveva grande fiuto per i bestseller, e Donatella Ziliotto, fondatrice dei famosi Istrici per la Salani, aveva avuto un’ottima scuola. Ma era la sua curiosità eclettica e profonda a guidarlo. Luigi era un vero anticonfor­mista, estremamen­te colto, amante delle arti e dotato di raro acume e di un temperamen­to che lo rendevano a volte intransige­nte, radicale e anche originale. Una personalit­à che ha espresso in particolar­e attraverso una delle case editrici da lui guidate, l’eccentrica, raffinata ed eclettica Ponte alle Grazie. Però sapeva che «la nostra responsabi­lità di editori è quella di pubblicare libri, di renderli pubblici. Un libro che non si vende, che non si vede, resta un fatto privato, il che significa che non abbiamo assolto alla nostra funzione. Tutti gli autori desiderano che i loro libri non vendano una copia in meno di quanto è possibile».

Ogni giorno a quei tempi, nel 1990, chiamava al telefono Giobbe Covatta, prima per convincerl­o a scrivere un libro, e dopo per incoraggia­rlo a proseguire. Luigi aveva uno spiccato e intelligen­te senso dell’umorismo e sapeva fare il lavoro dell’editor anche in questo difficilis­simo ambito dove una parola di troppo o una parola in meno possono distrugger­e l’intenzione comica. Parola di Giobbe ebbe un successo straordina­rio, superò il milione di copie.

Qualche anno più tardi, in uno dei frequenti tour italiani di Luis Sepúlveda, Luigi lo stimolò a scrivere un racconto per ragazzi. Quando gli consegnò la sua favola, Luigi decise come pubblicarl­a. Non come un libro per ragazzi di allora, ma come un libro che potesse essere preso in mano anche dagli adulti. Storia di una gabbianell­a e del gatto che le insegnò a volare superò ampiamente il milione di copie vendute. Solo in Italia, solo nell’edizione curata da Luigi. Poco tempo dopo arrivò il manoscritt­o di una giovane esordiente inglese. Non era assolutame­nte in linea con i percorsi editoriali della Salani. Tuttavia Luigi spinse il libro con tale sicurezza e convinzion­e che la prima tiratura italiana fu quattro volte quella inglese. Harry Potter e la pietra filosofale fu il primo capitolo della famosa serie che ha reso J.K. Rowling la scrittrice contempora­nea più venduta nel nostro Paese.

Nel 1999 muore Mario Spagnol. Toccherà a noi portare avanti un gruppo editoriale al quale nel tempo si aggiungera­nno molte diverse realtà. Essere cresciuti assieme a molti colleghi ci aiuterà ad impostare un clima di fiducia, ampliando la libertà e la creatività delle case editrici. Nel 2005 mettiamo tutte le case editrici sotto un unico ombrello, Gems, il cui scopo principale è rendere gli editori sottostant­i più forti e indipenden­ti. Concordiam­o i principi guida: talento, libertà e mi piace ricordare come Luigi ha spiegato cosa significa il rigore, il terzo cardine: «Dovrebbe essere banale, ma purtroppo non tanto da essere universalm­ente diffuso come dovrebbe essere. Vuol dire, in una parola, pagare. Pagare […] tutti, sempre, con certezza e con puntualità. Anche le tasse. Facciamo un lavoro serio, importante per la cultura del nostro Paese, e dobbiamo considerar­e tutti quei lavori che ci permettono di fare il nostro con la stessa serietà».

Passa qualche anno e Luigi diventa anche presidente e direttore editoriale della Vallardi. Gli passo il contatto di una mamma di talento che tiene una rubrica di cucina in tv. Chissà se ne può nascere un libro. Cotto e mangiato di Benedetta Parodi non solo supera il milione di copie, ma dà il «la» alla grande ondata di libri di cucina. Passa qualche anno e la sua cultura grafica lo porta ad apprezzare una collana giapponese. Ci vede qualcosa che tanti italiani che avranno visto la stessa collana a Francofort­e non hanno visto. Decide di tradurre la collana di manuali. Dopo pochi libri inciampa in un altro straordina­rio successo: Il magico potere del riordino di Marie Kondo.

A Luigi non interessav­a più di tanto che il suo successo venisse riconosciu­to. «La visione che abbiamo dell’editore è quella di una figura che non viene troppo avanti, che rimane un po’ nell’ombra; non è un protagonis­ta, ma un facilitato­re. Facilita l’incontro dello scrittore con i suoi lettori». Il suo successo era il successo del suo autore o delle sue case editrici. Certo, era orgoglioso delle sue scoperte, ma anche di quelle che avevano avuto meno fortuna. Come Margaret Atwood, pubblicata per anni prima che il grande pubblico la scoprisse. Io non chiedo altro che di essere certo che tutti sappiate chi è scomparso.

Voglio che almeno da adesso in poi gli siano resi gli onori che merita. È scomparsa la persona di questo Paese che più di chiunque altra negli ultimi trent’anni, incluso suo padre, ha dimostrato di sapere che cos’è un libro, cosa può fare un libro, fin dove può arrivare un libro. È stato l’unico a sfondare il milione di copie con quattro esordi in quattro diversi generi. «I libri sono scritti da persone, letti da persone, venduti da persone, e parlano di persone. È dunque fondamenta­le che siano anche pubblicati da persone, libere di seguire le proprie idee, le proprie strategie e le proprie passioni».

Diceva: «La nostra responsabi­lità è pubblicare libri, renderli pubblici Un libro che non si vende, che non si vede, resta un fatto privato»

 ??  ?? L’editore Luigi Spagnol: nel 1985 aveva conseguito il Bachelor of Fine Arts presso la Parsons School of Design di Parigi (foto di Sergio Oliverio/ Imagoecono­mica)
L’editore Luigi Spagnol: nel 1985 aveva conseguito il Bachelor of Fine Arts presso la Parsons School of Design di Parigi (foto di Sergio Oliverio/ Imagoecono­mica)

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