Balilla da corsa e una maga uccisa Indagini d’antan
Il libro di Massimo Tedeschi
Impermeabile chiaro, bavero alzato, una generosa dose di brillantina — come impone la moda degli anni Trenta — e le mani in tasca. Il fascino del commissario Italo Sartori risiede nelle sue pose pensanti, quando l’umore si confonde con i colori del lago di Garda. Ormai abbiamo imparato a conoscerlo, Sartori, abruzzese trapiantato a Salò per guidarne il commissariato, comandante dal «sovversivo» senso di giustizia, fuori dal branco dei tirapiedi del regime fascista. Eppure tollerato dai ranghi alti della polizia per il suo fiuto e lo straordinario intuito investigativo. Nel romanzo La maledizione del numero 55 (La nave di Teseo), Massimo Tedeschi scrive la quarta puntata della serie gardesana dedicata al suo eroe e iniziata nel 2016 con Carta rossa (De Ferrari).
Nella primavera del 1938 tutta la riviera del Garda è in subbuglio per la Mille Miglia, la corsa automobilistica Brescia-roma che costituisce un’importante vetrina per il regime. Soprattutto quell’anno in cui il «Duce si aspetta una gagliarda riaffermazione della supremazia italiana»; per questo il senso del dovere nei confronti della nazione aleggia su tutta la gara e negli umori delle case automobilistiche. La febbre da corsa ha contagiato tutti, persino la vedova Arquati, amante di Sartori, che vuole buttarsi in strada con la sua Fiat Topolino; una scelta che il protagonista non accetta e che lo porta allo scontro con la ricca e affascinante vedova.
È con questo umore che sulla testa del comandante cadono altri rompicapi: la gara porta con sé una sorta di maledizione. Angelo Tarquini, direttore sportivo della Delahaye, la squadra francese che quest’anno ha le carte in regola per vincere, parla di un’infausta previsione: «Il numero gemello porta disgrazie e una vendetta che spezza le vite e toglie il respiro». L’ha annunciata la Circe di Maderno, «l’ineffabile, popolarissima e temutissima Nefertari, al secolo Luigina Stroppa: una cartomante, medium, negromante».
Il cinismo di Sartori non è sufficiente a liquidare i timori di Tarquini: la donna è stimata in tutta la zona anche perché custodisce segreti e profezie, rivelatesi sempre corrette, su «ministri nazionali e ras locali, ambasciatori al limite della paranoia e sportivi in crisi, divi in declino e divette in ascesa, uomini del regime e personalità avverse al regime». Sartori non si aspettava proprio un’indagine fra le sedute spiritiche, eppure le vicende a seguire smentiranno la sua «malafede».
Ecco spuntare nella trama le prime tragedie: un terribile incidente d’auto sulla Gardesana e la morte per strangolamento di Luigina Stroppa, a poche ore di distanza. Incalzato dalla polizia segreta fascista, l’ovra, che vuole impossessarsi dei diari di Nefertari sui quali appaiono nomi di estimatori e clienti dal profilo pubblico, l’indagine prenderà la sua strada e le sue curve, i depistaggi e, infine, le vittorie. Perché poi sempre di questo si tratta, e Sartori lo sa bene: di esseri umani «impigliati nei propri vizi, nelle proprie oscure passioni, nelle proprie sordide pulsioni».
Resta soltanto un caso da risolvere per il commissario, quello con la sua amata Anna Arquati. E mentre la vita torna a scorrere sul lago, chissà se un’altra puntata porterà Sartori su e giù per la riviera a bordo della automobile Balilla di servizio.