Corriere della Sera

La forza del calcio e l’eccesso di Conte

- di Mario Sconcerti

Il calcio si è ripreso subito lo spazio che il virus gli aveva tolto. Le due partite giocate hanno fatto insieme quasi 16 milioni di telespetta­tori e percentual­i altissime, 34 e 32. Non credo ne avrebbero fatti meno se non ci fosse stata la malattia. La spinta veniva più dall’importanza delle partite che dall’astinenza. Il calcio è un’abitudine consacrata, fa parte della nostra fisiologia, non si rimette in moto, è sempre dentro di noi. Questo conferma che il suo successo non sta nella bellezza del gioco quanto nell’importanza del risultato. Il gioco è sempre e soltanto un mezzo. Puoi segnare anche con un rinvio di Ospina e non tirare più in porta. Sei felice lo stesso perché conta vincere. Questo è il segreto popolare del pallone. È una vendetta sociale, rara ma sempre possibile. Il lungo tempo regalato al virus ha fatto più danni all’inter. È una squadra fisica, molto bloccata sugli insegnamen­ti del proprio tecnico, quindi meno portata all’istinto, che nel calcio è quasi metà del gioco. L’inter non è giudicabil­e dalla partita di Napoli, ma i due terzi di stagione passati dicono che la squadra è pronta, difficilme­nte migliorabi­le, perché la diversità finale, quel po’ di surrealism­o mentale, manca in quasi tutti i suoi componenti, per il resto ormai molto competitiv­i. Competitiv­i appunto. Non vincenti. L’inter si ferma sempre quando l’avversario cresce. È successo due volte con la Juve, è successo in Champions, è successo con la Lazio e ora in Coppa Italia. La mia impression­e è che debba essere più elastico Conte nel giudicare la squadra e se stesso. È come se l’inter avesse un indirizzo unico, un peso che toglie ai giocatori la parte di talento puro che hanno. C’è troppo Conte in questa squadra. Questo toglie responsabi­lità a chi gioca. Se Conte riesce a calibrare il suo rapporto con la squadra, ha ancora spazio davanti. L’inter ha un calendario ottimo. Delle prossime 5 partite 4 saranno in casa con Sampdoria, Sassuolo, Brescia e Bologna, più una trasferta a Parma. Se si trasformas­sero in 15 punti il campionato comunque si riaprirebb­e.

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