Sarri e il peso della Coppa: può chiudere il cerchio o aprire la crisi con la Juve
Il tecnico contro il suo passato per alzare il primo trofeo italiano
Il bello di certi momenti simbolici, almeno nel calcio, è che possono essere utilizzati a piacimento, a seconda del risultato finale. Domani Maurizio Sarri compie il suo primo anno di Juventus e mercoledì andrà a caccia del suo primo trofeo italiano in carriera, sfidando in finale di Coppa Italia il Napoli. Ovvero la squadra che ha scommesso su di lui dopo il debutto in A con l’empoli a 55 anni e senza la quale molto probabilmente non sarebbe dov’è adesso.
Se la Juve alzerà il primo trofeo del calcio post Covid19, allora quella sarà la perfetta chiusura del cerchio da parte dell’ex Comandante che portò il sarrismo prima dentro all’enciclopedia Treccani e poi nelle stanze del palazzo bianconero, adattandosi con grande abilità, ma anche con qualche fatica, allo spirito dei diversi ambienti: dalle pizze cucinate in un minuto per lui al semaforo, alle cene con Andrea Agnelli per scacciare il fantasma della crisi.
Perché è più facile resistere sugli scaffali e nei dizionari, che sulla panchina della Juve. E allora una eventuale sconfitta contro la sua prima grande creatura rappresenterebbe un altro momento altamente simbolico: quello di Sarri eterno secondo, sia quando è all’opposizione e «perde gli scudetti in albergo», sia quando è al potere, sulla panchina della squadra che ha vinto gli ultimi otto scudetti e quattro delle ultime cinque coppe nazionali.
E non finisce qui, perché dall’altra parte ci sono tanti giocatori che al loro vecchio allenatore devono molto, ma che allo stesso tempo sono stati ormai totalmente desarrizzati dallo stile umano e tecnico di Rino Gattuso. I simboli si fanno ancora più concreti, perché il 26 gennaio, Sarri si presentò per la prima volta al San Paolo, dopo l’assenza per malattia nella sfida di andata. Quel Napoli non vinceva in casa addirittura dal 19 ottobre. Ma una delle versioni stagionali più inquietanti della Juve contribuì alla vera nascita della banda Gattuso,
con il tedesco Demme sulle caviglie di uno sperduto Dybala e i due pupilli Zielinski e Insigne capaci di portarsi avanti sul 2-0, prima del solito gol di Ronaldo nel finale.
Considerato che poi il mezzo disastro sul campo venne completato ai microfoni, allora si capisce che nella Coppa di mercoledì ci sono tanti ingredienti che possono restare
Emergenza
Higuain in ritardo, l’emergenza in attacco dopo il flop di Ronaldo nel ruolo di centravanti
indigesti a qualcuno. Pungolato con scaltrezza, Sarri dopo quella sconfitta infilò una doppietta che lasciò il segno, almeno nel mondo Juve: «Sinceramente non mi rode di aver perso proprio a Napoli — è la prima frase —. Sono contento per i ragazzi, cui rimarrò affezionato per sempre. Se proprio devi perdere, almeno sono contenti loro».
La seconda affermazione si rivelò ancora più scivolosa (e sgradita): «Quest’anno non abbiamo più le strisce, difatti il conto dei rigori è di sei a favore e sei contro. Probabilmente è l’ora di rifare le maglie alla vecchia maniera...».
Più facile che rifare l’attacco con Higuain centravanti dopo la prova deludente di Ronaldo contro il Milan: il Pipita, simbolo dei simboli nello Juvenapoli di Sarri, è in ritardo e difficilmente ci sarà a Roma. Nella notte che può chiudere il cerchio o aprire una crisi (non solo d’identità), è richiesta massima puntualità.