«Una F1 creativa basta con le follie»
Il presidente della Fia: «Sogno sfide tra piloti in ogni categoria e la Ferrari anche a Le Mans. Prego sempre per Schumacher»
Venti giorni al primo Gp della stagione, per mesi Jean Todt ha lavorato per stilare protocolli, nuovo calendario e nuove regole. In videocollegamento il presidente della Fia vede opportunità e cambiamenti anche da una crisi senza precedenti.
Prendeva centinaia di voli l’anno, come si è sentito in questo periodo?
«La natura umana è fatta per mutare, come il camaleonte. E per abituarsi, anche alle situazioni spiacevoli. Mi sono reso conto di essere felice e fortunato, altri purtroppo non lo sono stati. Da questa vicenda usciremo cambiati».
Si riparte come? il 5 luglio in Austria,
«Grazie al lavoro di squadra. Avevamo il dovere di cercare di risolvere i problemi. Anche se erano problemi mai visti. Insieme a Chase Carey e al suo gruppo lavoriamo gomito a gomito, pure con le squadre. Abbiamo approfittato di questo periodo per pensare la F1 del futuro. In gioco non c’era solo questa stagione, ma molto di più».
Budget tagliati e sviluppo limitato, qualche malumore fra le grandi squadre. Non sarà una F1 troppo semplice?
«Dovevamo essere ambiziosi per raggiungere risultati indispensabili per la F1».
Perché indispensabili?
«Con i costi di prima era insostenibile. Ed era troppo ampio il divario fra grandi team, medi e piccoli».
La Ferrari valuta di correre anche in altre categorie, secondo lei è un buon segno?
«Sono sempre costruttivo e ottimista. Che senso aveva spendere più di mezzo miliardo l’anno? Nessuno, e non era sano per lo sport. Ci sarà un aggiustamento negli organici dei team, come in tutti i settori economici. Dovevamo adattare la F1 a questa nuova situazione allucinante, era una questione di sopravvivenza».
Sarebbe contento di vedere la Ferrari a Le Mans?
«Certo, mi farebbe tornare giovane. Allora i piloti correvano ovunque. Jim Clark e Jochen Rindt nello stesso fine settimana partecipavano in più categorie. Battaglie uniche, un week end a Le Mans c’era il duello Ford-ferrari. In quello successivo gli stessi uomini si sfidavano in F1, personaggi straordinari».
Tipo?
«Mike Parkes, ingegnere e pilota. John Surtees, campione sia in moto che in auto, e Stirling Moss. Un’epoca splendida».
Vede le premesse per ripeterla?
«Sarei felice di vedere Ferrari, Mercedes, Red Bull con un costruttore sfidarsi a Le Mans con le “Hypercar”».
C’è spazio per un secondo Gp in Italia, al Mugello non si è mai corso. Le piacerebbe?
«Dobbiamo cogliere questo periodo diverso per raggiungere obbiettivi normalmente irraggiungibili o quasi. Bisogna essere creativi anche sul calendario, non solo in F1 ma in tutte le discipline. Dai rally alla Formula E».
Lei spinge molto per un automobilismo ecologico. Con la crisi non teme tagli agli investimenti «verdi»?
« L’esatto opposto. Il mondo ormai è molto sensibile al cambiamento climatico. Sei anni fa abbiamo introdotto i motori ibridi, che disastro sarebbe ora la F1 se fossimo rimasti ai motori di una volta? Siamo a un bivio: la mobilità sta cambiando e il motorsport per sopravvivere deve essere sempre più un laboratorio, per ambiente e sicurezza».
A proposito di messaggi sociali, Lewis Hamilton è in prima linea. Fa bene a esporsi così?
«Massimo rispetto, anche la Fia è molto attiva sui diritti umani».