Pechino all’attacco: il ritorno del virus è colpa dell’europa
TIANJIN Con grande rapidità gli scienziati cinesi hanno decodificato il genoma del coronavirus che ha scatenato il focolaio di Pechino. I dati del genoma sono stati subito comunicati all’oms e la stampa cinese sottolinea che provano l’origine europea di questo nuovo scoppio epidemico individuato nel mercato di frutta, verdura, carne e soprattutto pesce di Xinfadi. Un altro sviluppo importante: questo «coronavirus di ceppo europeo» sarebbe più vecchio di quello che circola attualmente in Europa, dicono i ricercatori cinesi. E un altro ancora: ci sarebbe stato un individuo «super-diffusore» in circolazione nel mercato.
Il tampone al salmone
La stampa di Pechino ha subito sottolineato che è stato fatto il «tampone in gola» anche a un salmone, risultato positivo. E il salmone straniero è tornato dal banco della pescheria a quello degli imputati. Nei giorni scorsi i cinesi avevano dato grande risalto a un rilevamento di virus sull’asse usato per sezionare i salmoni di importazione nel mercato. La Norvegia, esportatrice del prodotto ittico, ha protestato; i virologi internazionali hanno detto che il salmone e il cibo in genere non portano il contagio ma che il coronavirus passa tra esseri umani; alla fine anche gli epidemiologi cinesi avevano ammesso che aver trovato quelle tracce nell’area della lavorazione dei salmoni non provava come ci fossero arrivate. Le autorità si dicono certe dell’origine straniera del coronavirus che da una settimana ha messo Pechino in semi lockdown. Ha spiegato il dottor Liu Jun, del Centro nazionale di prevenzione virale: se la partita di salmone è arrivata sigillata e surgelata dall’europa, il Covid-19 potrebbe aver viaggiato con quelle casse.
Ambienti umidi
Se però a Xinfadi era stato aperto per la lavorazione, può essere stato contaminato da un operatore del mercato, con un semplice colpo di tosse. Per non smentire la narrazione ufficiale, il ricercatore non dice in quale delle due condizioni si trovasse il salmone sottoposto a tampone. Ma aggiunge che gli ambienti umidi sono terreno di coltura ideale per il coronavirus e che queste sono le condizioni di stoccaggio del pesce al mercato di Pechino. C’è di più: erano anche le condizioni del mercato di Wuhan. Conclusione: magari anche a Wuhan è stato il pesce e non il pipistrello. Il dato positivo è che anche ieri a Pechino il numero dei contagiati è restato basso: 25. Il focolaio di Xinfadi ha causato 183 casi dall’11 giugno. La Fortezza Pechino forse ha respinto l’assalto del «nemico invisibile». Ma tra i contagi è segnalato quello di un’infermiera del Peking University International Hospital, possibile nuovo focolaio.