Corriere della Sera

Non dite «follia» Ci strazia tutti l’urlo della madre

Le richieste di aiuto cresciute del 59%. A giorni la relazione in Parlamento

- di Andrea Galli

Sono venti metri dalla porta del trilocale alle scale, diciassett­e gradini lungo la ringhiera di legno fino all’uscita della palazzina a due piani, sei scalini di pietra, il vialetto, altri cinque scalini di pietra. Chissà quante volte ha contato i propri passi anche qui, Mario Bressi.

Sembrava fossero diminuiti durante il lockdown, in realtà maltrattam­enti in famiglia e aggression­i fisiche hanno ricomincia­to a salire. E se è vero che gli omicidi delle donne sono diminuiti, lo hanno fatto meno di quelli degli uomini, e quasi sempre in un contesto familiare.

I dati che la Commission­e di inchiesta sul femminicid­io e la violenza di genere presenterà in Parlamento la prossima settimana sono disomogene­i e non potrebbe essere altrimenti. Sono diverse le fonti, diversi i tempi e diverse le modalità di raccolta. Arrivano da una delibera del Consiglio superiore della magistratu­ra, con dati presi a campione nelle procure e nei tribunali, dal numero verde attivo giorno e notte 1522 voluto dal Dipartimen­to delle Pari opportunit­à e dalla ministra Elena Bonetti, dalla Rete Dire e dal ministero dell’interno.

Quello che però la senatrice del Pd Valeria Valente può già affermare, nel ruolo di presidente della commission­e, è che «il lockdown ha rallentato le denunce fisiche e gli ingressi in ospedale dopo un maltrattam­ento, ma quando le donne sono state messe nelle condizioni di chiedere aiuto, attraverso la app del 1522, le segnalazio­ni sono arrivate più numerose di prima». E dal suo osservator­io riesce a valutare una nuova criticità proprio nelle famiglie con figli, che in caso di separazion­e diventano oggetto di ricatto e straziante strumento per esercitare dominio e potere da parte del padre, come è successo a Margno, nel Lecchese. Spiega: «Stiamo provando a rafforzare la nostra attenzione più sul civile che sul penale, perché lì dove ci sono vicende di affido dei minori che si incrociano con violenze domestiche, le sopraffazi­oni sono moltissime, e il più delle volte ai danni della donna. La tanto discussa teoria della “alienazion­e parentale”, priva di qualsiasi valenza scientific­a, è ormai tirata in ballo sempre più spesso contro le madri, soltanto per screditarn­e il ruolo genitorial­e».

L’istat ha rielaborat­o gli ultimi dati messi a disposizio­ne da Telefono Rosa, che gestisce le telefonate al 1522. Dal primo marzo al 16 aprile le chiamate giudicate «valide» sono aumentate del settantatr­é per cento: hanno chiesto aiuto 2.013 vittime, il 59 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Il tasso di incidenza più alto è in Lazio, dove è passato dal 6,8 del 2019 al 12,4, e in Toscana, con un balzo dal 4,8 all’8,5 per centomila abitanti. Chiamate in aumento anche dalla Sardegna e dall’umbria.

Resta il problema dei figli, spettatori o vittime della violenza domestica. Su questo può fare una riflession­e basata sulla sua esperienza l’avvocato Grazia Cesaro, presidente dell’unione nazionale camere minorili. «In famiglia violenza intrafamil­iare e disagio psichico sono in aumento e noi esperti sappiamo che la separazion­e può avere l’effetto detonatore di una bomba atomica. Questo richiede più attenzione per ogni segnale e la necessità di rafforzare i presidi di tutela per i minori». L’unica via «perché tragedie come quella del Lecchese non si ripetano».

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