Non dite «follia» Ci strazia tutti l’urlo della madre
Le richieste di aiuto cresciute del 59%. A giorni la relazione in Parlamento
Sono venti metri dalla porta del trilocale alle scale, diciassette gradini lungo la ringhiera di legno fino all’uscita della palazzina a due piani, sei scalini di pietra, il vialetto, altri cinque scalini di pietra. Chissà quante volte ha contato i propri passi anche qui, Mario Bressi.
Sembrava fossero diminuiti durante il lockdown, in realtà maltrattamenti in famiglia e aggressioni fisiche hanno ricominciato a salire. E se è vero che gli omicidi delle donne sono diminuiti, lo hanno fatto meno di quelli degli uomini, e quasi sempre in un contesto familiare.
I dati che la Commissione di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere presenterà in Parlamento la prossima settimana sono disomogenei e non potrebbe essere altrimenti. Sono diverse le fonti, diversi i tempi e diverse le modalità di raccolta. Arrivano da una delibera del Consiglio superiore della magistratura, con dati presi a campione nelle procure e nei tribunali, dal numero verde attivo giorno e notte 1522 voluto dal Dipartimento delle Pari opportunità e dalla ministra Elena Bonetti, dalla Rete Dire e dal ministero dell’interno.
Quello che però la senatrice del Pd Valeria Valente può già affermare, nel ruolo di presidente della commissione, è che «il lockdown ha rallentato le denunce fisiche e gli ingressi in ospedale dopo un maltrattamento, ma quando le donne sono state messe nelle condizioni di chiedere aiuto, attraverso la app del 1522, le segnalazioni sono arrivate più numerose di prima». E dal suo osservatorio riesce a valutare una nuova criticità proprio nelle famiglie con figli, che in caso di separazione diventano oggetto di ricatto e straziante strumento per esercitare dominio e potere da parte del padre, come è successo a Margno, nel Lecchese. Spiega: «Stiamo provando a rafforzare la nostra attenzione più sul civile che sul penale, perché lì dove ci sono vicende di affido dei minori che si incrociano con violenze domestiche, le sopraffazioni sono moltissime, e il più delle volte ai danni della donna. La tanto discussa teoria della “alienazione parentale”, priva di qualsiasi valenza scientifica, è ormai tirata in ballo sempre più spesso contro le madri, soltanto per screditarne il ruolo genitoriale».
L’istat ha rielaborato gli ultimi dati messi a disposizione da Telefono Rosa, che gestisce le telefonate al 1522. Dal primo marzo al 16 aprile le chiamate giudicate «valide» sono aumentate del settantatré per cento: hanno chiesto aiuto 2.013 vittime, il 59 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Il tasso di incidenza più alto è in Lazio, dove è passato dal 6,8 del 2019 al 12,4, e in Toscana, con un balzo dal 4,8 all’8,5 per centomila abitanti. Chiamate in aumento anche dalla Sardegna e dall’umbria.
Resta il problema dei figli, spettatori o vittime della violenza domestica. Su questo può fare una riflessione basata sulla sua esperienza l’avvocato Grazia Cesaro, presidente dell’unione nazionale camere minorili. «In famiglia violenza intrafamiliare e disagio psichico sono in aumento e noi esperti sappiamo che la separazione può avere l’effetto detonatore di una bomba atomica. Questo richiede più attenzione per ogni segnale e la necessità di rafforzare i presidi di tutela per i minori». L’unica via «perché tragedie come quella del Lecchese non si ripetano».