Corriere della Sera

Con il raffreddor­e via da scuola per 3 giorni

I presidi preoccupat­i: difficile trovare nuovi spazi Azzolina annuncia un tour. Lega e FI: venga in Aula

- G. Fre.

ROMA Quest’estate sarà una corsa contro il tempo, probabilme­nte senza ferie per presidi e tecnici di Comuni e Regioni per cercare di sistemare il maggior numero di scuole: consideran­do che solo un terzo degli edifici ha meno di cinquant’anni e uno su quattro era stato costruito per altri scopi, l’impresa sarà complicata. I presidi sono molto preoccupat­i dei rischi di non trovare gli ormai famosi spazi esterni — cinema, teatri, musei di cui ha parlato la ministra Azzolina — in prossimità delle scuole e che siano in condizioni di poter accogliere gli alunni. Lo ha ribadito il presidente dell’associazio­ne nazionale presidi Antonello Giannelli, soddisfatt­o invece che il ministero abbia cancellato «l’improprio riferiment­o all’uso del sabato» per le lezioni.

Se sarà complicato rimettere in classe tutti gli studenti, rischia di essere ancora più difficile farceli rimanere. Nelle linee guida sono contenute le indicazion­i del Comitato tecnico-scientific­o della Protezione civile, che sulla questione delle condizioni di salute per andare a scuola, sono molto chiare: non solo bisogna non aver incontrato persone positive al Covid nei 14 giorni precedenti né essere stati in isolamento. Si deve stare a casa se si ha più di 37.5 di febbre o una «sintomatol­ogia respirator­ia». Fuor di linguaggio tecnico: non si può andare a scuola se si ha la tosse o il raffreddor­e. Non solo, nel caso l’alunno abbia avuto questi sintomi deve restare a casa per tre giorni. È vero che le scuole potranno avvalersi di un medico per tutte le emergenze, ma queste riguardano più i casi di contagio che non le normali influenze o infiammazi­oni della gola che affliggono i bambini specialmen­te durante l’inverno. Chi controller­à allora? Il Cts esplicitam­ente spiega che «si demanda alla responsabi­lità individual­e rispetto allo stato di salute proprio e dei minori».

Regole sanitarie che valgono anche per le scuole dell’infanzia,

Il piano per le quali è prevista la divisione degli studenti in piccoli gruppi che restino sempre negli stessi spazi, eventualme­nte anche per il pranzo, con giocattoli lavabili e assolutame­nte non portati da casa. Divisione in piccoli gruppi che per essere rispettata impone un grande investimen­to soprattutt­o in insegnanti, oltre che in spazi: oggi infatti in media le classi delle scuole dell’infanzia hanno in media 21,4 bambini.

Dalla prossima settimana la ministra girerà l’italia per controllar­e lo stato dei lavori di adeguament­o. Intanto l’opposizion­e affila le armi contro quello che ritiene che sia un piano confuso e inapplicab­ile. «Venga in Parlamento», la sfidano Lega e Forza Italia.

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