Corriere della Sera

Municipali, scosse in arrivo per Macron

Parigi è persa. Il premier Philippe corre a Le Havre: comunque vada, potrebbe servire un rimpasto di governo

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

PARIGI I francesi — pochi, per la verità — sono chiamati oggi a votare per il secondo turno delle elezioni municipali. Pochi perché per avere il diritto di andare alle urne devono avere votato anche al primo turno, il 15 marzo, quando l’astensione fu enorme. Era l’ultimo atto collettivo prima del confinamen­to, dalla sera prima a mezzanotte ristoranti e caffé erano chiusi, e fino a notte fonda cinque presidenti di regione chiesero di rinviare un’elezione che a molti sembrava una follia, e che infatti venne disertata: andò a votare neanche un elettore su due, il 44,3% contro il 63,5 del 2014.

Ma questa elezione anomala, con le mascherine, il gel disinfetta­nte e le code assicurate non dalla partecipaz­ione ma dal distanziam­ento causa Covid, arriva in una fase molto delicata della politica francese. È un voto locale, che più del solito avrà conseguenz­e sul piano nazionale. Le città da guardare con più attenzione sono Parigi e Le Havre, la capitale e la provincia.

A Parigi va in scena il disastro de La République En Marche, il partito di Macron che qui raccolse il 90 % dei voti alle presidenzi­ali del 2017 e che presenta una Agnès Buzyn senza alcuna speranza di vincere stasera: il nuovo mondo del macronismo «di destra e di sinistra» sconfitto dal vecchio mondo della sindaca uscente Anne Hidalgo, di sinistra e grande favorita, e della sfidante Rachida Dati, di destra e sarkozysta mai pentita.

A Le Havre la sfida è più incerta. Nella città portuale il premier Edouard Philippe, ex sindaco dal 2010 al 2017 e vincitore al primo turno, è tallonato dal candidato comunista Jean-paul Lecoq, che potrebbe riuscire ad attrarre su di sé il voto ambientali­sta dato in grande crescita (tendenza di fondo di questo voto).

Lecoq ha fatto una campagna elettorale molto incisiva, si presenta come l’uomo di Le Havre che gira per le periferie con gli altoparlan­ti sul tetto dell’auto mentre «il parigino»

Philippe arriva con le guardie del corpo, fa il suo discorso e torna in fretta nella capitale.

Se Philippe perderà, sarebbe un ulteriore schiaffo per Macron e il premier sarà costretto a dimettersi: non si può governare la Francia se non si riesce a governare Le Havre. Ma se Philippe vincerà, come più probabile, da stasera si aprirà una fase complessa. Philippe dovrà scegliere se fare il sindaco o restare premier, cedendo allora la poltrona di Le Havre al secondo in lista. Ma Macron potrebbe cogliere l’occasione per disfarsi di Philippe, incoraggia­ndolo a gustarsi la vittoria e a tornare in Normandia.

Philippe sta diventando molto popolare, troppo, e rischia di fare ombra a un presidente che deve giocarsi bene gli ultimi due anni in vista della corsa alla rielezione del 2022. Il premier poi è un uomo di centrodest­ra, e invece Macron sembra volere imprimere una svolta sociale, di sinistra, alla sua presidenza. L’ora del rimpasto governativ­o si avvicina, il Macron II sta per partire e non è detto che a bordo ci sia ancora posto per Edouard Philippe.

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Primo ministro Édouard Philippe, 49 anni, è candidato a sindaco di Le Havre

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