Mattarella si appella agli alleati «Ferita profonda, i Paesi amici ora collaborino»
Parla di ferita profonda, chiede risposte risolutive, sollecita i Paesi alleati a collaborare. Nel giorno dei 40 anni della strage di Ustica, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda al mondo che c’è ancora una verità da scrivere sul disastro aereo del Dc9 dell’itavia che il 27 giugno del 1980 costò la vita a 81 persone. «Il quadro delle responsabilità e le circostanze che provocarono l’immane tragedia tuttora non risulta ancora ricomposto in modo pieno e unitario. Trovare risposte risolutive richiede l’impegno delle istituzioni e l’aperta collaborazione dei Paesi alleati con i quali condividiamo comuni valori», ha affermato il capo dello Stato precisando che «tuttavia molta
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Gli atti della vicenda sono ancora secretati Conte: «La ricerca della verità non deve fermarsi»
strada è stata percorsa dopo che reticenze e opacità erano state frapposte al bisogno di verità, incomprimibile per una democrazia e uno Stato di diritto». Quarant’anni di indagini e una certezza, una sola ma importante: quella sera, nei cieli italiani, c’era un affollamento di caccia di varie nazioni: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia. Uno era nella scia del Dc9, altri sulla rotta. Il giudice istruttore Rosario Priore lo definì «atto di guerra», da inquadrare in un contesto di forti tensioni internazionali, i blocchi occidentale e sovietico, la Libia di Gheddafi... A quella conclusione si arrivò dopo molti anni di indagini. «La Repubblica e la tenacia e professionalità di uomini dello Stato hanno consentito di diradare nebbie — ha aggiunto Mattarella — E ciò è stato possibile grazie anche alla determinazione e alla passione civile delle famiglie delle vittime e di quanti le hanno sostenute nelle istituzioni e nella società». L’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga disse che l’aereo era stato abbattuto da un missile partito da un caccia francese. Ma nessuna responsabilità è mai stata affermata in questo senso, nessun colpevole è stato individuato. «Non può e non deve cessare l’impegno a cercare quel che ancora non appare definito», è stato il monito del capo dello Stato: «La strage è impressa nella memoria della Repubblica con caratteri che non si potranno cancellare». Gli ha fatto eco il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «La ricerca della verità non deve conoscere soste. Ho confermato al viceministro dell’interno Vito Crimi l’incarico di seguire le attività di versamento all’archivio centrale dello Stato della documentazione in possesso delle amministrazioni dello Stato». Una pagina buia che attende ancora la desecretazione di vari documenti.