MONTANELLI ERA (ANCHE) IL CAPO DELLA DESTRA ITALIANA
Cari lettori,
In questi giorni avete scritto moltissimi messaggi sulla figura di Indro Montanelli: qualcuno critico, quasi tutti in sua difesa. Questo conferma quanto sia viva la sua memoria, e quanto lui si sottovalutasse nel sostenere di essere stato «Soltanto un giornalista», come recita il titolo del suo splendido libro di memorie (raccontate a Tiziana Abate e pubblicate da Rizzoli).
Indro Montanelli non era soltanto il più bravo giornalista d’italia; rappresentava molto altro. Era anche il capo della destra italiana. Il leader di un partito che non c’era, di un’area molto vasta che si lasciava a destra i neofascisti — Montanelli ai tempi di Salò era in galera e fu condannato a morte — e a sinistra i morotei e in genere i democristiani che volevano l’alleanza con i comunisti. I diari di Montanelli confermano che negli anni 70 il grande Indro lavorò moltissimo perché quest’area — liberali, conservatori, moderati, democristiani contrari al compromesso storico — si unisse e si organizzasse. Ovviamente Montanelli non si pensava segretario di partito; ma avrebbe voluto dare consistenza politica a un mondo per cui già rappresentava il punto di riferimento morale e culturale. Un mondo che si riconosceva nel Giornale che lui aveva fondato, con Enzo Bettiza e altri giornalisti importanti del Corriere. Anche questo aiuta a capire il suo scontro con Berlusconi. Non soltanto un giornalista libero come Montanelli non poteva sostenere l’avventura politica del suo editore; in qualche modo si vedeva usurpato un ruolo, proprio mentre la destra italiana diventava partito e viveva una mutazione culturale, i cui esiti sono sotto gli occhi di tutti. A quel punto la sinistra si innamorò tardivamente di lui, dopo averlo insultato e disprezzato per decenni.
Caro Aldo, non si può che condividere quanto affermato dallo stesso sindaco Sala che definisce Indro Montanelli come «un grande giornalista che si è battuto per la libertà di stampa, in particolar modo è stato un giornalista indipendente e forse per tutti questi motivi è stato gambizzato». Gianluca Maria Lanza
Non ho letto abbastanza di Montanelli per giudicare la sua grandezza come giornalista, e non voglio, né posso, metterla in dubbio. Posso aggiungere solo che il fatto che si trattasse di un giornalista libero, attaccato dalle Br e maestro di un’intera generazione non cancella l’episodio della giovane africana dalla sua vita. Andrea Caccia, Milano