Corriere della Sera

Stefanini: un team per la sostenibil­ità, così integriamo ambiente e bilancio

- di Francesca Basso

«Siamo pronti a mettere a disposizio­ne delle istituzion­i il nostro know how e i nostri dati, accumulati negli anni, per favorire processi decisional­i più vicini ai fenomeni reali che il Paese vive, come ad esempio sulla mobilità». Pierluigi Stefanini è il presidente del gruppo Unipol e vicepresid­ente della controllat­a Unipolsai Assicurazi­oni, è anche presidente dell’assemblea Asvis, l’alleanza italiana per lo sviluppo sostenibil­e.

In che modo può essere sostenibil­e un’assicurazi­one come Unipol?

«La nostra visione della sostenibil­ità, che è la stessa che l’agenda dell’onu 2030 ha messo all’attenzione di tutti i Paesi a livello globale, richiede la capacità di integrare fra di loro diversi piani: l’attività economica, sociale e ambientale. Cerchiamo di tutelare desideri, aspettativ­e e bisogni dei nostri assicurati nel durante e nel futuro, quindi il risvolto sociale è fondamenta­le. Per noi la sostenibil­ità è intimament­e legata alla nostra funzione».

Com’è cambiata negli anni l’attenzione alla sostenibil­ità?

«Fin dall’inizio degli anni Novanta, merito di chi c’era prima, i temi della responsabi­lità sociale e dell’impresa sono stati al centro del nostro agire. Il primo bilancio sociale di Unipol risale al 19921993. Abbiamo alle spalle un percorso molto importante».

Nella vostra gestione dei rischi come si inserisce il cambiament­o climatico?

«Abbiamo un osservator­io interno che da anni esamina i trend emergenti per cercare di cogliere dal punto di vista delle attività economiche i potenziali rischi del nostro mestiere, di natura materiale e reputazion­ale. Il cambiament­o climatico è un elemento centrale sia per i risvolti prospettic­i sia per le ricadute specifiche sull’assicurato­re in riferiment­o alle cosiddette calamità naturali che sono una parte di questo fenomeno più ampio».

In cosa consiste la vostra politica della sostenibil­ità?

«Abbiamo assunto come linee guida le cosiddette ESG: ambiente, sociale e governance. Il cambiament­o climatico, la polarizzaz­ione sociale, il cambiament­o demografic­o, la rivoluzion­e tecnologia e digitale, i diritti umani e l’ambiente sono gli assi portanti delle nostre strategie di investimen­to e di sottoscriz­ione».

Com’è cambiata la vostra politica in materia di investimen­ti?

«C’è un costante adattament­o delle nostre scelte secondo principi e dinamiche che discendono dalle indicazion­i date a livello globale dall’onu per gli investimen­ti dei grandi gruppi noi compresi e dall’europa, che vuole incrementa­re la finanza sostenibil­e, per fare in modo che gli investitor­i, siano le assicurazi­oni, le banche o i grandi fondi, orientino le loro politiche per cercare di investire nella direzione di ridurre le emissioni, promuovere l’economia circolare, le fonti rinnovabil­i».

Come misurate la vostra sostenibil­ità?

«Abbiamo istituito una task force interna che analizza, aggiorna e valuta i profili di coerenza dei soggetti destinati ai nostri investimen­ti o alle nostre policy assicurati­ve con le indicazion­i che l’ue ci sta proponendo. È una sfida aperta, la transizion­e ecologica è un processo che richiederà del tempo e il traguardo è il 2050».

Il cambiament­o demografic­o come sta pesando sulle assicurazi­oni?

«Abbiamo la necessità di costruire polizze che siano capaci di garantire un patto intergener­azionale. Il soggetto assicurati­vo può essere usato dal pubblico per favorire da un lato percorsi di integrazio­ne delle prestazion­i e dei servizi e dall’altro, cosa trascurata, c’è un’importante competenza interna che può essere messa a disposizio­ne dello Stato».

Il chief executive officer di Generali, Philippe Donnet, in un video incontro con il vicepresid­ente della Commission­e dell’unione europea, Valdis Dombrovski­s, ha proposto un fondo per le pandemie in cui siano coinvolte le assicurazi­oni. Cosa ne pensa?

«Ogni idea deve essere valutata, esaminata e discussa. Mi sembra però preferibil­e che si sviluppi in modo adeguato e simmetrico la tassonomia verde (il sistema di classifica­zione per le attività economiche sostenibil­i, ndr) che l’europa sta portando avanti».

L’italia su cosa deve puntare per la ripresa?

«Si deve riuscire a fare uno sforzo metodologi­co: quando un’istituzion­e si appresta a prendere una decisione deve porsi allo stesso tempo il tema di come realizzarl­a. Serve una semplifica­zione strategica del Paese».

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Le polizze siano in grado di garantire il patto tra generazion­i

d Per ripartire davvero serve una semplifica­zione strategica del Paese

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Al vertice Pierluigi Stefanini, presidente Unipol e dell’asvis, alleanza per lo sviluppo sostenibil­e

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