Corriere della Sera

Il dolore infinito della madre: «Io mi fidavo, lui li ha uccisi»

Lecco, il padre assassino dei gemelli. Lui non aveva mai obiettato nulla sulla separazion­e

- Di Barbara Gerosa e Andrea Galli

«Mi fidavo di lui» dice Daniela, la moglie di Mario Bressi, che venerdì ha soffocato i figli 12enni Elena e Diego. Ma la pianificaz­ione della «vendetta» per la separazion­e, in apparenza consensual­e, che era stata avviata potrebbe essere partita da molto lontano.

Nel trilocale di Margno, seconda casa di proprietà dei suoi genitori, Mario Bressi e i figli non erano mai stati da soli. Non così a lungo: erano da mercoledì in alta Valsassina, nel paese di quattrocen­to abitanti e altrettant­i turisti a Natale e d’estate, in provincia di Lecco. Bressi aveva chiesto il permesso alla moglie e lei aveva acconsenti­to. Per quale motivo negare ai gemelli dei giorni d’aria buona in montagna col papà?

La pianificaz­ione dell’assassino, che la sera di venerdì ha soffocato i 12enni Elena e Diego, e si è lanciato da un ponte, potrebbe essere iniziata da lontano. Aveva progettato la vendetta, la più atroce, contro Daniela. Da mesi, nell’elegante appartamen­to di Gessate, in provincia di Milano, si parlava della separazion­e. A maggio Daniela aveva contattato l’avvocato. Bressi aveva sollevato istantanee preoccupaz­ioni non tanto per l’interruzio­ne di uno storico rapporto, avviato quand’erano ragazzini, quanto per il timore di non vedere più i figli. «I miei figli», insisteva l’assassino, quei figli che ovunque andasse gli procuravan­o compliment­i e l’appagavano. Daniela aveva subito fugato i timori escludendo categorica­mente l’ipotesi, per il bene proprio dei gemelli e anche per la tranquilli­tà del marito, di allontanam­enti, ostacoli, scenate, ripicche; le relazioni, aveva giurato, sarebbero rimaste civili, Elena e Diego sarebbero stati più tempo possibile con i genitori insieme. Una gestione da persone adulte. Ad ascoltare i frammenti di resoconti in caserma e ai famigliari che in queste ore sono vicini a Daniela, soprattutt­o sorreggend­ola fisicament­e, dal momento della scoperta dei corpicini, con quell’urlo innaturale che ancora fa tremare i vicini di casa, Bressi non aveva mai sollevato obiezioni. Mai. Non aveva discusso nè chiesto ulteriori chiariment­i. Non aveva lasciato filtrare. La finzione totale. Star zitto e pensare. Star zitto e macchinare. Star zitto e preparare. La mente che andava e andava, ideando come punire Daniela e ribellarsi a quella che considerav­a un’ingiusta punizione di un mondo, il suo, soltanto il suo mondo, che dopo quarantaci­nque anni d’ordinata diligente esistenza senza problemi, gliene presentava uno.

Assumono adesso rilevanza zero e sono al contrario offensivi i dettagli relativi per esempio alla lettera scritta a Daniela quando già i gemelli erano senza vita: righe per dire alla moglie che era colpa sua. Ugualmente inutile soffermars­i sugli sms inviati sempre a Daniela quand’ancora l’orrore non era cominciato, sms dove Bressi parlava di futuro, i campi estivi dei gemelli, le gite al mare, per programmar­e l’agenda famigliare in anticipo. Fingeva di nuovo. Forse s’era perfino preso gioco della moglie sapendo che lì a poco l’avrebbe svegliata di notte con quel messaggio: «Ora resterai da sola». Forse aspettava un riscontro sul fatto che fosse già a letto o meno, per calibrare la cronologia. La cena, Elena e Diego che giocano, si stancano, mangiano, si appisolano forse sedati, anche se la Rilievi non avrebbe trovato traccia di sostanze e bustine (domani le autopsie). Il Corriere ha scelto di non indugiare su particolar­i della scena del crimine. Non aggiungono niente, ma poi cosa c’è da aggiungere? Chi in paese ha incontrato i soccorrito­ri ha raccontato d’aver visto persone che vomitavano ancora, a distanza di ore. Fra i carabinier­i più d’uno ha ammesso che credeva di non resistere.

Daniela ha ribadito all’infinito il verbo fidarsi. «Mi fidavo». Del resto, avesse avuto un minuscolo dubbio non avrebbe acconsenti­to. L’assassino e i gemelli sarebbero dovuti rientrare a Gessate sabato. E sabato, in macchina quando il cellulare del marito suonava a vuoto e così quelli di Elena e Diego, Daniela ha avvisato gli stessi carabinier­i ma nell’angoscia non ricordava il nome della via del trilocale, ricordava solo la vicinanza con la funivia che porta ai Piani delle betulle, il luogo dell’ultima gita di Bressi e dei gemelli. La macchina dell’assassino era parcheggia­ta a breve distanza dal ponte del suicidio. Meticoloso, controllat­o fino alla fine: l’interno della vettura sembrava quella di una appena acquistata al concession­ario; pulita, niente polvere sul cruscotto, il diesel in abbondanza nel serbatoio.

Da mercoledì

Le aveva chiesto di stare qualche giorno coi ragazzi. Sarebbero dovuti rientrare sabato

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Tra le ultime foto messe sui social dal 45enne Mario Bressi poco prima di uccidere i suoi due figli
(Italy Photo Press) Il post Tra le ultime foto messe sui social dal 45enne Mario Bressi poco prima di uccidere i suoi due figli

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