«Bergamo ferita, l’italia si inchina»
L’incontro con Fontana, Gori e i sindaci della provincia «L’italia si inchina davanti a chi è stato ucciso dalla malattia» Mattarella a Bergamo per il Requiem al cimitero «Percorriamo con coraggio la strada della ripartenza»
I l presidente Sergio Mattarella ha presenziato alla cerimonia in ricordo dei 6 mila morti di Covid nel Bergamasco. «Il Paese si inchina... Ricordare significa riflettere sugli errori da evitare di ripetere» ha detto.
BERGAMO «A Bergamo c’è l’italia che ha sofferto, che è stata ferita, che ha pianto, che sa di non poter dimenticare... Bergamo oggi è l’italia intera, il cuore della Repubblica, che si inchina davanti alle migliaia di donne e uomini uccisi da una malattia, ancora in larga parte sconosciuta e che continua a minacciare il mondo, dopo averlo costretto a fermarsi...».
Nel silenzio della sera, l’abbraccio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla terra più colpita dalla grande tragedia. Davanti a lui, al cimitero monumentale di Bergamo, distanziati e fasciati nel tricolore, 230 sindaci dei comuni della provincia venuti a commemorare le vittime del coronavirus. Una serata di commiato collettivo con l’orchestra del Teatro Donizetti a eseguire la Messa da Requiem del compositore bergamasco per una preghiera religiosa e laica al tempo stesso. «Il destino di tante persone e delle loro famiglie è cambiato all’improvviso — ha ricordato Mattarella prima che iniziassero a vibrare le note degli orchestrali, tutti mascherati tranne i fiati —. Vite e affetti strappati, spesso senza un ultimo abbraccio, senza l’ultimo saluto, senza poter stringere la mano di un familiare». Le ha chiamate «cicatrici indelebili» e ha invitato tutti a non cedere a una tentazione: «Quella illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima... Ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze del sistema, sugli errori da evitare di ripetere». Fra i sindaci, una decina di defezioni. Problemi di lavoro, di famiglia, di trasporti. Qualcuno ha deciso di non esserci per scelta, pensando proprio a quegli errori. È il caso del sindaco di Ambivere, Silvano Donadoni, medico, unico amministratore ad aver messo la mascherina in un’affollata riunione al centro congressi di Bergamo all’inizio dell’epidemia: «Il modo migliore per onorare i morti sarebbe quello di capire dove si è sbagliato. Invece nessuno fa autocritica... per questo non vado alle parate».
Ma la stragrande maggioranza dei primi cittadini c’era. Con loro anche il rappresentante dei familiari delle oltre 6 mila vittime, Luca Fusco, l’unico «parente» ad essere stato invitato, per ragioni di spazio e sicurezza: «Mi ha fatto molto piacere la presenza di Mattarella, lo considero super partes e lo ha dimostrato nel corso della pandemia. Ma devo dire che la Regione ha lasciato sola questa provincia e per noi ha una responsabilità pesante. Il governatore non ha ancora avuto il coraggio e la forza d’animo di ammettere che qualcosa è andato stor
Il rappresentante dei parenti dei defunti critica il governatore «Non ha il coraggio di ammettere che qualcosa è andato storto»
to». Presente alla commemorazione, il presidente Fontana ha giocato d’anticipo, postando nel pomeriggio su Facebook le sue ragioni: «Tante volte mi sono chiesto se tornando indietro assumerei le stesse decisioni... — ha scritto — l’unico assassino è questo maledetto virus».
A volere fortemente l’appuntamento è stato il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: «Il Requiem al monumentale voleva essere un ultimo affettuoso saluto». Qui, all’interno del cimitero, c’è la chiesa di Ognissanti, dove nei giorni neri dell’epidemia mettevano in fila le bare. Da qui, partivano le colonne dei camion dell’esercito carichi di feretri alla volta dei forni crematori di mezza Italia. E qui, ieri, è stata scoperta una lapide in onore delle vittime, con la preghiera in poesia di Ernesto Olivero, fondatore del Servizio missionario giovani: «Sono convinto che tu ci sei, accanto alle persone che muoiono sole, con a volte incollato sul vetro della rianimazione il disegno di un nipote, un cuore, un bacetto, un saluto...».
Erano giorni terribili, che il sindaco di Nembro Claudio Cancelli non dimenticherà mai: «La prima metà di marzo è stata impressionante. Mi portavano la lista di chi ci lasciava: dieci persone al giorno, tantissime per un paese come il nostro... Questo serata è stata molto importante, comprendo poco le polemiche e ringrazio Mattarella. Un giorno vorrei raccontargli di come la nostra comunità ha saputo reagire». Il Capo dello Stato lo sa e ha voluto ringraziare medici, infermieri e personale sanitario, militari, forze dell’ordine e volontari. «Una maggioranza silenziosa ma concreta del nostro popolo». Che deve comunque fare i conti con una dura consapevolezza: «La strada della ripartenza è stretta e in salita. Va percorsa con coraggio e determinazione. Con tenacia, ostinazione, con spirito di sacrificio... Sono le doti di questa terra».
Mattarella si è poi accomodato fra i sindaci su una sedia di plastica, come richiesto dal Quirinale, mentre il direttore artistico del festival Donizetti Opera, Francesco Micheli, artefice della serata, leggeva davanti a lui l’addio ai Monti dei «Promessi sposi». Il resto sono state le note del Requiem che si sono levate nel cielo di Bergamo per scendere dolci come carezze fra le croci del camposanto.