La «maggioranza silenziosa» che ora fa il bene del Paese
Nel suo intervento di Bergamo, il presidente della Repubblica ha utilizzato un’espressione, «maggioranza silenziosa», che non suona nuova alle orecchie di chi ha una certa età. Negli anni Settanta era un modo per indicare sbrigativamente quella parte di popolazione ritenuta maggioritaria e dall’orientamento conservatore — parte che da noi era spesso confusa con il fascismo tout court — e che di solito si impegnava poco o nulla nella politica, puntando a influenzarla con
Un nuovo senso
Dopo il «sommerso del bene» il Presidente prosegue nel suo sforzo di rovesciamento virtuoso del senso comune
atteggiamenti passivi.
Sergio Mattarella, dopo il «sommerso del bene» da lui evocato il 2 giugno a Codogno in contrapposizione al sommerso della criminalità e dell’evasione fiscale, prosegue nel suo sforzo di un rovesciamento virtuoso del senso comune stratificatosi piattamente su alcune formule di sociologia politica.
E pure adesso lo fa per indicare basi autentiche di ripresa, in oggettiva e non dichiarata contrapposizione alle letture catastrofiste di qualche leader di partito, che insiste a soffiare sterilmente sul fuoco. Ecco spiegato il suo uso del linguaggio come motore di un nuovo reciproco rispetto, ispirato alla speranza. Stavolta, insomma, non c’è alcuna ambiguità dietro la «maggioranza silenziosa» di cui parla il capo dello Stato. È quella che, «senza nulla pretendere, ha consentito al Paese di continuar a vivere».